L'uomo, che cos’è? e io, che cosa sono?
Pretesa eccessiva quella di rispondere a un quesito di tale portata. Un
post non può certo competere con millenni di filosofia. Un’opinione,
però, mi sento di esprimerla.
Il problema non sta tanto nella domanda - Io, che cosa sono? - che è del tutto legittima. I problemi vengono
con le risposte. Qualunque risposta alle domande sulla natura dell’uomo ha a
che fare con la Metafisica, taluni negando ogni relazione tra Natura e
Metafisica, talaltri concedendo alla Metafisica un ruolo centrale nella
costituzione della cosiddetta “doppia natura” (fisica e spirituale) dell’uomo. Nella radicalità di
entrambe le posizioni mi pare di vedere, non tanto la genuina ricerca di una
via di conoscenza, quanto piuttosto un pretesto per costruire e dare
consistenza a principi, tutti metafisici, su cui costruire sistemi di potere.
Data questa premessa, per non cadere in tentazioni e per non dilungarmi più del
dovuto, salto a piè pari millenni di storia del pensiero e intere biblioteche
stracolme di sapienza e dichiaro, fin dal
titolo, il mio punto di vista: non vi è nulla di metafisico nell’origine dell’uomo. Il metafisico (che è un costrutto mentale) ha tuttavia parecchio a
che vedere con l’evoluzione dell'uomo come specie, in particolare con le sue culture, i suoi comportamenti, le sue manifestazioni.
Se volessi librarmi a
quote dove l’aria è troppo sottile per consentire alle galline di sostenersi
volando, dovrei dire che non bisogna confondere il metafisico con l'immateriale. Qui, però, farò finta di niente e - fidandomi ciecamente di Aristotele, di San Tommaso e di Popper - darò per scontato che l'immateriale esiste. Per di più, userò il termine "metafisico" (al di là del fisico) come sinonimo di "immateriale". Dovrei anche ricordare che il dualismo che contrappone e giustappone l’hardware del cervello col software della mente è stato ampiamente
discusso da molti, chi per sostenerlo e chi per
superarlo in una visione più sistemica: tra questi ultimi, limitandomi all'ambito del pensiero italiano, ricorderei Ludovico Geymonat, Felice
Mondella, Franco Voltaggio. Rinunciando da qui in poi a ogni riferimento filosofico, mi limito a una
semplice considerazione materialistica: ogni idea viene prodotta da un
cervello. Niente cervelli: niente idee.
Per produrre un’idea occorre l’esistenza fisica di un cervello che la generi.
Un’idea esiste se c’è un cervello che la produce o che la pensa. Un’idea
trascritta su un sasso cessa di esistere se non c’è un cervello che la legge e
che la fa esistere pensandola (parola di materialista). Quando esistono i
cervelli che le pensano, allora tutte le idee esistono. Non esistono di vita
propria, ma esistono: nascono, si diffondono, mutano, muoiono, provocano
conseguenze. Ed è proprio questo il nodo della questione: quando esistono, le
idee provocano conseguenze. Conseguenze su altre idee; conseguenze sui cervelli
che le pensano; conseguenze sull’evolversi delle culture; conseguenze sui
comportamenti degli individui.
L’evoluzione del cervello
umano ha fatto sì che l’uomo sia portato a ragionare in modo causale e in modo strumentale.
Per ogni fenomeno che osserva, il cervello cerca istintivamente una causa. Per
risolvere problemi, cerca gli strumenti più idonei allo scopo.
Le due modalità lavorano di conserva.
Alcuni animali - scimmie, ghiandaie, corvi - usano un limitato armamentario di strumenti: si può quindi pensare che relazioni causali e relazioni motorie e spazio-temporali - necessarie tanto per il ragionamento strumentale quanto per quello più strettamente causale - siano presenti anche nel modo di pensare di cervelli meno complessi di quello umano. Volendo semplificare al massimo, possiamo affermare che il cervello dell’uomo ha reso più elaborati gli stessi processi di analisi e di computazione delle relazioni motorie e spazio-temporali che vengono utilizzati da specie animali dal cervello meno complicato del nostro. La differenza sostanziale che io vedo tra il modo di pensare dell’uomo e quello degli altri animali consiste in una più elaborata sintassi: un'unica sintassi che viene utilizzata per coordinare tra loro sia gli elementi motori e spazio-temporali, sia gli elementi che costituiscono il linguaggio discorsivo. Sono propenso a credere che non ci sia una differenza sostanziale tra la sintassi che riguarda il ragionamento strumentale e causale e la sintassi che rende possibile la comunicazione verbale. Nell’uomo, questa sintassi si avvale di una potenza di elaborazione inaccessibile alle altre specie. Per mettere ordine tra i fenomeni del mondo sono sufficienti tre opzioni, quelle che nel linguaggio verbale sono indicate dalle congiunzioni:“SE”, “E”, “O”. Non a caso, le istruzioni che il programmatore installa nei computer per consentire elaborazioni anche molto complesse sono, per l’appunto, “IF”, “AND”, “OR”. Con sole tre opzioni combinate ricorsivamente tra loro è possibile elaborare una straordinaria quantità di operazioni, fare previsioni, prendere decisioni su base probabilistica. Se a queste opzioni ne aggiungiamo altre tre, “SI”, “NO”, “MA” (YES, NOT, BUT) usate in modo altrettanto combinato e ricorsivo, si arriva alla quasi totalità delle potenzialità espresse del pensiero umano. Credo che tutto il pensiero di Kant (per fare un esempio di pensiero molto articolato) sia traducibile e riscrivibile nei termini di una combinatoria di IF, AND, OR, YES, NOT, BUT.
Immagine tratta da http://mentalillnessak907.blogspot.it/ |
Alcuni animali - scimmie, ghiandaie, corvi - usano un limitato armamentario di strumenti: si può quindi pensare che relazioni causali e relazioni motorie e spazio-temporali - necessarie tanto per il ragionamento strumentale quanto per quello più strettamente causale - siano presenti anche nel modo di pensare di cervelli meno complessi di quello umano. Volendo semplificare al massimo, possiamo affermare che il cervello dell’uomo ha reso più elaborati gli stessi processi di analisi e di computazione delle relazioni motorie e spazio-temporali che vengono utilizzati da specie animali dal cervello meno complicato del nostro. La differenza sostanziale che io vedo tra il modo di pensare dell’uomo e quello degli altri animali consiste in una più elaborata sintassi: un'unica sintassi che viene utilizzata per coordinare tra loro sia gli elementi motori e spazio-temporali, sia gli elementi che costituiscono il linguaggio discorsivo. Sono propenso a credere che non ci sia una differenza sostanziale tra la sintassi che riguarda il ragionamento strumentale e causale e la sintassi che rende possibile la comunicazione verbale. Nell’uomo, questa sintassi si avvale di una potenza di elaborazione inaccessibile alle altre specie. Per mettere ordine tra i fenomeni del mondo sono sufficienti tre opzioni, quelle che nel linguaggio verbale sono indicate dalle congiunzioni:“SE”, “E”, “O”. Non a caso, le istruzioni che il programmatore installa nei computer per consentire elaborazioni anche molto complesse sono, per l’appunto, “IF”, “AND”, “OR”. Con sole tre opzioni combinate ricorsivamente tra loro è possibile elaborare una straordinaria quantità di operazioni, fare previsioni, prendere decisioni su base probabilistica. Se a queste opzioni ne aggiungiamo altre tre, “SI”, “NO”, “MA” (YES, NOT, BUT) usate in modo altrettanto combinato e ricorsivo, si arriva alla quasi totalità delle potenzialità espresse del pensiero umano. Credo che tutto il pensiero di Kant (per fare un esempio di pensiero molto articolato) sia traducibile e riscrivibile nei termini di una combinatoria di IF, AND, OR, YES, NOT, BUT.
Tutto ciò, parlando in
termini materialisti, per dire che la complessità del cervello umano consente,
utilizzando algoritmi relativamente semplici, di elaborare concetti anche di
grande complessità. Tra questi, un intero universo di oggetti immateriali: idee, credenze, valori. Questi costituiscono un vasto repertorio di valori metafisici culturalmente trasmessi che, oltre a costituire una parte ragguardevole dell’ambiente sociale in cui gli uomini si muovono, costituisce anche una ragione molto
“concreta” di vita o di morte. Il metafisico, generato
dal fisico, ha conseguenze sul fisico medesimo.
Da buon materialista, la mia opinione è che nulla vi
sia di metafisico nell’origine dell’uomo ma che sia l’uomo stesso a creare il
suo mondo metafisico. Assieme al mondo fisico, la costruzione metafisica
costituisce la “nicchia umana”, un ambiente eterogeneo in cui il fisico e il
metafisico, le culture e i comportamenti, coevolvono influenzandosi
reciprocamente. L’uomo nasce materia e diventa un essere composito: non un
dualismo, quindi, ma un entità composita e molto molto complicata. Felice Mondella, del quale in questi
giorni si racconta in una mostra documentale all'Università Statale di Milano, affermava: "contro ogni pretesa riduzionistica occorre
sostenere la legittimità scientifica di analizzare l’organismo vivente ed anche
l’uomo da molti punti di vista. [...] Per
studiare il problema mente/corpo, o meglio l’uomo in tutta la sua
complessità, la strada è quella di un pluralismo di metodi, del riconoscimento
di una pluralità di livelli di organizzazione" (in: Mondella F. Lo spazio del corpo, lo spazio della mente. Episteme, Milano, 1995). E con
ciò si può ritornare, da capo, alla domanda: Si, ma l’uomo, esattamente, che cos’è?
Ho letto più volte.Intanto mi pare che l'armamentario limitato non lo abbiano solo scimmie ghandaie e corvi ma anche un discreto numero di umani. In genere si dedicano ad attività illecite, spesso collegate con l'egoismo assoluto definito come "politica".
RispondiEliminaQuanto a me, stante la drammatica complessità della domanda finale, che sembra venire dall'inizio, mi rallegro di essere un tapiro. Noi tapiri siamo convinti - fra le altre cose oltre a trovarci belli - che non possiamo capire. Siamo quindi rassegnati al pensiero come ad un divertissement surreale che non ci porta a nessuna conclusione, perchè disponiamo di una molto limitata capacità di comprendere. Insomma abbiamo i cinque sensi mentre ne avremmo bisogno dieci...cioè forse "dieci" oppure un altro numero che non sappiamo. Ci soccorre quindi l'intuito di cui sosteniamo il primato assoluto sull'intelligenza analitica. Insomma rimaniamo modesti tapiri ma siamo in compagnia di qualche buon filosofo...