mercoledì 10 marzo 2021

SCIENZA E LIBERTÁ – UN BINOMIO BIFRONTE

Così  scriveva  Telmo  Pievani  qualche  anno  fa  (2016) sul tema della libertà e della scienza:

La scienza permea le nostre vite, ma la razionalità critica e la libertà di pensiero che sono al cuore della ricerca scientifica hanno ancora molti nemici. La scienza è cultura e come tale […] dialoga proficuamente con tutte le altre forme del sapere. Non c’è sfida globale del XXI secolo […] che non trovi nella ricerca scientifica e tecnologica una possibile speranza di future soluzioni, inedite e creative. Le grandi domande filosofiche di sempre – chi siamo, da dove veniamo, come pensiamo, in quale relazione siamo con il mondo – non possono essere oggi affrontate senza conoscere gli avanzamenti più recenti della ricerca scientifica (Scienza e libertà. Presentazione de "La mela di Newton", marzo 2016). 

La libertà è figlia primogenita della scienza (Thomas Jefferson, 1795)

Sempre qualche tempo fa (2017), Chiara Lalli scriveva:

La libertà scientifica è strettamente legata alla responsabilità, cioè al dovere di condurre ricerche in modo responsabile … Coniugare la libertà scientifica alla responsabilità aiuta a rimuovere il pregiudizio secondo il quale la libertà significherebbe non avere limiti (Il diritto alla scienza e il legame con la democrazia).

Da quando la scienza è nata innestando le proprie radici nel cosiddetto metodo scientifico, il tema della libertà di ricerca e delle sue applicazioni pratiche riempie intere biblioteche e gli sviluppi del dibattito si diffondono negli ambiti più disparati, da quello delle scienze teoriche, a quello della filosofia teoretica e della filosofia morale, da quello della sociologia, a quello dell’educazione, dell’antropologia, delleconomia, della giurisprudenza, della politica e via dicendo. La stessa Costituzione italiana accenna al tema, affermando un po’ vagamente che la scienza, così come l’arte, è libera (Art. 33, comma 1), ma sulla questione libera di fare che cosa, la Costituzione non si pronuncia.


Colpisce particolarmente il fatto che all'intensità della discussione sulla libertà della scienza non corrisponda un dibattito altrettanto articolato su “se” e “in che modo” la scienza sia in grado di offrire opportunità di crescita alla libertà, in termini pratici e filosofici.

Da quando la Rivoluzione Francese (1789) ha proclamato il motto liberté, égalité, fraternité”, la libertà (assai più dell’uguaglianza e della fraternità) è diventato un principio fondante delle società occidentali.

Ma che cos’è questa libertà cui tutti si richiamano per giustificare le proprie azioni e perfino i propri desideri? Una vaga definizione afferma che essa sia la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi e agire senza costrizioni”. E qui viene il bello, perché bisogna capire che relazione c’è tra costrizione e limite e chi sia titolato a decidere che cosa sia l’una e che cosa sia l’altro. Per sua natura la costrizione è imposta dall’esterno, mentre il limite può essere imposto dall’esterno ma può anche essere definito da chi, in un modo o nell’altro, fa uso delle sue libertà.  

Michail Bakunin (1814-1876)

Tra i più noti teorici della libertà vi è un certo Michail Bakunin. Egli viene preso a maestro da molti (e da altri considerato nemico) quando invoca la rivolta contro ogni autorità divina e umana, collettiva e individuale”. Tuttavia, come teorico dell’Anarchia, egli stesso pone il limite della libertà individuale nella libertà di tutti gli altri esseri umani: Io non sono veramente libero che quando tutti gli esseri viventi che mi circondano, uomini e donne, sono ugualmente liberi […] Io non divento libero veramente che per mezzo della libertà degli altri, di modo che più numerosi sono gli uomini liberi che mi circondano e più profonda e più ampia diventa la mia libertà (Dio e lo Stato, 1882 postumo).

Un altro grande teorico dell’anarchismo, Pierre-Joseph Proudhon afferma senza mezzi termini: L'anarchia è una forma di governo o di costituzione nella quale la coscienza pubblica e privata, formata dallo sviluppo della scienza e del diritto, basta da sola a mantenere l'ordine e a garantire tutte le libertà”.

Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865)

Questo passo di Proudhon è altamente significativo perché, al di là della vaghezza di come fare a definire concretamente i limiti autoimposti delle libertà individuali, egli riconosce il fatto che la coscienza del limite deve emergere più o meno spontaneamente dallo sviluppo della scienza e del diritto”, essendo scienza e diritto imprese collettive in cui si esercitano però solo alcune delle menti che fanno parte del corpo sociale, quasi ad ammettere implicitamente (e con qualche contraddizione interna) che la coscienza pubblica trova nutrimento su elementi forgiati da una oligarchia di pensiero.

C’è poi chi, più direttamente e più concretamente, ricerca la coscienza del limite nel concetto di responsabilità.    

La libertà appare dunque non solo come condizione desiderabile, ma anche come fardello sulle spalle dell'uomo che deve farsene carico.

 «L’uomo è condannato ad essere libero», afferma Jean-Paul Sartre (1905-1980). Nell’esercizio della propria libertà l’uomo sente tutto il peso delle proprie responsabilità, nei confronti di se stesso e degli altri. Il peso di dover sempre giustificare il proprio modo di agire senza il conforto di limiti imposti dall’esterno è per l’uomo una forma di condanna. Ma è proprio lì, nei limiti imposti dalla propria responsabilità, che si forgia il senso e la grandezza della sua libertà. In un articolo apparso in rete pochi giorni fa, della inseparabilità tra responsabilità e libertà parla con estrema chiarezza Emanuela Trotta (Il paradosso della libertà). Richiamandosi a Sartre, l’autrice guarda all’attualità della situazione odierna, dove la pandemia ha ristretto nei fatti alcune libertà individuali, nel contempo accrescendo a dismisura il desiderio di libertà. Un esasperato desiderio di libertà fa sì che la legittima aspirazione alla libertà subisca una deriva verso un libero arbitrio che, svincolato da limiti autoimposti, vanifica la libertà di scelta consapevole privando di senso il concetto stesso di libertà, e mettendo a rischio la convivenza civile. Afferma l’autrice: La libertà è la base per il riconoscimento della dignità e delle capacità della persona, ma potrebbe sconfinare nell’egoismo e nella prevaricazione. Ecco allora, la necessità di esaltare l’altra componente umana, altrettanto decisiva, la responsabilità, che nasce dalla coscienza ed è pronta a imporsi autonomamente limiti e obblighi perché la presenza della persona nella società non sia devastatrice, ma costruttrice. Se la libertà è il territorio in cui ci muoviamo, la responsabilità è il perimetro e il confine del nostro territorio. La responsabilità è la consapevolezza del nostro limite […] Per il soggetto che si ritiene autonomo, pieno di sé, la responsabilità è secondaria. Occorre rovesciare il rapporto tra libertà e responsabilità, che non sono in opposizione, anzi, c’è libertà solo quando prima c’è responsabilità”.

Richiamandosi a un testo di Hannah Arendt del 1961 (Tra passato e futuro), l’autrice dichiara che in un mondo alle prese con un problema epidemiologico di cui non si intravede la fine e dove alcune libertà vengono compresse, è indispensabile un ripensamento collettivo dei rapporti umani, dell’economia di mercato, del ruolo della politica, del senso di responsabilità personale”.

E torniamo dunque al tema poco discusso sul “se” e “in che modo” la scienza può garantire opportunità di crescita alla libertà.

I meccanismi attraverso cui ciò si può realizzare sono due: attraverso il metodo e attraverso i risultati. Tempo fa, al cosiddetto metodo scientifico ho dedicato tre post a cui rimando chi fosse interessato (Il Metodo Scientifico: prima parte; seconda parte; terza parte).

In estrema sintesi, al metodo scientifico appartengono vari criteri, comportamenti e atteggiamenti mentali di cui i più significativi sono: il lavoro di squadra; la condivisione, la dimostrabilità, la misurabilità, la riproducibilità di procedure e risultati; uno scetticismo di base che si estende anche alle proprie asserzioni; la tensione al miglioramento continuo, avendo la consapevolezza che ogni punto di arrivo è un nuovo punto di partenza per migliorare il già fatto o per andare ancora più avanti nel processo della conoscenza; l’esclusione dalle proprie prospettive di “verità” indimostrabili o indiscutibili; saper condurre i ragionamenti dal particolare all’universale (induzione) e dall’universale al particolare (deduzione); non demonizzare l’errore ma saperne trarre ammaestramento; saper disegnare esperimenti mentali per poterne trarre utili orientamenti; non accontentarsi delle correlazioni (che possono essere spurie) ma pretendere relazioni causali dimostrabili; non accontentarsi dell’autorità dei maestri ma cercare di salire sulle loro spalle per guardare più lontano (o più in profondità).

Metodo scientifico

Applicare questi criteri in ogni tipo di processo conoscitivo e in ogni occasione della vita è decisivo per riconoscere il falso travestito da vero (o per distinguere la nonna di Cappuccetto Rosso dal Lupo travestito da nonna). Saper distinguere l’uno dall’altro amplia le facoltà di scelta e riduce le possibilità di imboccare strade sbagliate. In ultima analisi, i limiti che detti criteri impongono alle infinite possibilità di ragionamento fanno sì che i gradi di libertà a nostra disposizione per effettuare ogni tipo di scelta aumentino.  

Quanto ai risultati, citando Pievani s'è detto che La scienza permea le nostre vite”. Che cosa implica questa affermazione? Implica il fatto che rispetto a pochi decenni or sono la medicina ha migliorato la qualità della vita delle persone e ne ha prolungato notevolmente la durata media. Di per sé, ciò ha accresciuto, e di molto, quello che le persone possono decidere di fare nel corso della vita. La fisica e la meccanica hanno consentito a una enorme quantità di persone di viaggiare per il mondo a costi accessibili a molti. Di per sé questo amplia il repertorio delle possibilità di scelta delle persone e in ultima analisi ne accresce la libertà. La rete di Internet mette a disposizione in tempo reale ogni genere di informazione. Gran parte della conoscenza e della letteratura mondiale è liberamente accessibile sul proprio smartphone o con pochi click del mouse. Per chi ne sappia fare buon uso, la disponibilità della conoscenza accresce la capacità di giudizio e, di riflesso, le facoltà di scelta. Tutto ciò rendere più liberi di quanto non lo si sarebbe se tali frutti della ricerca scientifica e tecnologica non fossero stati resi disponibili. In vari modi la scienza ci offre crescenti possibilità di scelta consapevole. Per essere tali (e non il frutto di un libero arbitrio lasciato a se stesso), le scelte implicano consapevolezza e responsabilità. Senza di queste, le scelte non sono scelte e la libertà non è libertà.  

Libertà e responsabilità volano insieme