giovedì 30 marzo 2017

Rosalind Franklin è in scena

Chi mi ha seguito su questo blog sa che ho nominato più di una volta Rosalind Franklin, la scienziata autrice della famosa Photograph 51 che ha consentito a Watson e Crick di essere ricordati per sempre come quelli che hanno decifrato la struttura del DNA. Verosimilmente, senza il lavoro cristallografico di Rosalind, essi  sarebbero riusciti assai più difficilmente nell'impresa. 

La cosa triste è che il lavoro essenziale della Franklin non fu riconosciuto pubblicamente se non decenni dopo la sua prematura scomparsa. L'anno scorso ho nominato Rosalind in due post: il primo in giugno, DNA-Nuova icona della cultura pop, e il secondo, in dicembre, Donne da Nobel.

Chi avesse la ventura di passare di fronte al Waterloo Campus del King's College di Londra, si troverebbe a vedere questa foto di Rosalind e della sua Photograph 51.



I miei affezionati lettori sanno che Rosalind è per me un'icona  nel bene e del male – della ricerca (mi astengo dall'aggiungere "al femminile" perché Rosalind è un'icona della ricerca, punto e basta).

Nel 2008, la commediografa americana Anna Ziegler ha scritto una pièce teatrale su Rosalind, intitolandola Photograph 51. L'anno scorso, questa riduzione teatrale dell'avventura scientifica di Rosalind ha vinto un importante premio teatrale in Inghilterra (paese che   Brexit inclusa  di teatro se ne intende): il WhatsOnStage Award 2016.

Ora, con la regia di Filippo Dini, il Teatro Eliseo di Roma porta in scena quest'opera col titolo italiano Rosalind Franklin - Il segreto della vita. Rosalind è interpretata da Asia Argento.

  

Se abitassi a Roma o dintorni mi sarei già precipitato a vederlo. Lo spettacolo resta in scena fino al 16 aprile 2017.

L'Ufficio stampa Teatro Eliseo  che qui ringrazio per la collaborazione  mi ha gentilmente fornito del materiale che condivido molto volentieri con i miei, pochi ma buoni, affezionatissimi lettori. 

Qui di seguito, la nota del regista, Filippo Dini, che è anche l'interprete della figura di Maurice Wilkins. 

La grande Storia, la scoperta della struttura del DNA e il piccolo straordinario racconto degli ultimi anni di vita della scienziata Rosalind Franklin. Ci troviamo di fronte ad uno degli avvenimenti più sconvolgenti e controversi nella storia del pensiero e delle conoscenze scientifiche. Tutta l’umanità si inchina e si compiace in un unico trionfale applauso nei confronti dei grandi scienziati che sono riusciti a decifrare quello che comunemente era definito “il segreto della vita”. La vicenda tuttavia fu tutt’altro che epica e nobile. I personaggi coinvolti in questa scoperta furono molti, tutti scienziati autorevoli che collaborarono in diverse fasi alla stessa ricerca, ma che furono vittime e carnefici, a seconda delle alterne fortune, delle reciproche invidie e desideri di riscatto personali.
Tutti lottarono per avere un personale posto di rilievo nella Storia, ognuno con le proprie capacità e spinto da personali motivazioni, talvolta anche nobili, ma sempre e comunque a discapito del sesto personaggio di questa storia, dell’unica donna di questa favola, una donna meravigliosa e detestabile, una persona limpida e contradditoria, ambiziosa e vigliacca, insomma una donna fuori dalle umane catalogazioni e impossibile da raccontare: Rosalind Franklin. Il testo si avvolge proprio come una doppia spirale intorno a lei, intorno alle sue brutture e alla sua grazia. Il suo merito fu quello di fotografare un campione di DNA con una tecnica delicatissima e complessa che sfruttava la diffrazione a raggi X. In particolare, la fotografia numero 51, riuscì a immortalare in modo più nitido la X della doppia elica del DNA. Un grande dono che Rosalind fece alla scienza, all’umanità e a sé stessa. L’ambiziosissimo James Watson, con la complicità del suo collega Francis Crick, sfruttò la fotografia per costruire un modellino del DNA, passare alla storia come il vero responsabile della “grande scoperta” e vincere anche il Nobel, nove anni dopo, quando ormai la povera Rosalind era già prematuramente scomparsa all’età di 37 anni.
Nel corso della pièce, i personaggi saltano continuamente da un presente, che non è definito, ad un passato, che è quello del ricordo, quello delle “scene”, in cui la Storia della scoperta del DNA si interseca con la storia di Rosalind. Le scene, quindi, si alternano con i commenti e le dissertazioni dei personaggi al presente, in un continuo susseguirsi di immagini che risultano distorte, non verosimili o non coerenti a giudizio della nostra logica educata, ma che inevitabilmente contribuiscono ad arricchire e a comporre quel film o quel sogno che lentamente si srotola sereno e perfettamente compiuto nella nostra mente.


Immaginando che la cosa faccia piacere a chi è arrivato a leggere fin qui, un'ulteriore chicca: l'intervista con l'autrice, Anna Ziegler, che ci dice molte cose: a) che la Franklin condivide con molti scienziati di talento il destino di rimanere del tutto sconosciuti ai più; b) che molti scienziati di talento hanno un carattere difficile e spigoloso (un motivo, per questo, ci sarà); c) nella scienza, la vita privata, il carattere e relazioni personali giocano ruoli decisivi anche se quasi mai hanno visibilità pubblica (ovvero, anche gli scienziati sono persone con i loro bravi difetti); d) che le etichette che appiccichiamo alle persone (di successo o meno, scienziati o meno) sono spesso frutto di semplificazioni eccessive e raramente corrispondo a ciò che le persone sono e sentono davvero.

Intervista con Anna Ziegler su Rosalind Franklin

Rosalind Franklin è stata protagonista nella scoperta della struttura del DNA. Si tratta di un personaggio realmente vissuto. Quale è stato lo stimolo per scrivere la sua storia?

Non avevo mai sentito parlare di Rosalind Franklin prima che mi venisse chiesto di scrivere un’opera su di lei da un piccolo teatro vicino a Washington. Da principio decisi di scrivere un testo che raccontasse la storia della Franklin, di Rachel Carson e del biologo Roger Young. Dopo la prima stesura però mi accorsi (e insieme a me il committente) che la figura della Franklin meritava una pièce tutta per sé, per cui ricominciai a scrivere. La sua vicenda era naturalmente teatrale e fui attratta dalla complessità e dalle contraddizioni del suo carattere che si rivelarono poi proprio il suo più grande ostacolo. Lei stessa era così teatrale. Il fatto stesso che morì molto giovane e con tali prospettive – era considerata una scienziata geniale quasi da tutti, uomini e donne – è quel potenziale troncato presto che è sempre struggente, senza contare quello che avrebbe potuto scoprire avendo il tempo per farlo. Ho trovato affascinanti anche le circostanze che l’hanno portata alla delusione, le stesse che hanno innescato la sua personalità e che poi ad un certo punto della storia l’hanno portata a scontrarsi con Maurice Wilkins.

Perché il pubblico dovrebbe interessarsi ad una personalità simile?

Il testo illustra principalmente quanto la personalità, più di qualunque altra cosa, possa guidare l’esito degli eventi, in questo caso il risultato di ricerche essenziali che avrebbero portato ad una svolta nella comprensione dell’essere umano. In questo senso il pubblico dovrebbe avvicinarsi alla pièce per riflettere su come la natura particolare e complessa di Rosalind (risultato essa stessa delle circostanze e del DNA la cui struttura lei cercò di scoprire) e la natura particolare e complessa di Maurice Wilkins si respinsero, mentre le personalità di Watson e Crick furono complementari, in grado di convogliare le energie. Alla luce di ciò, sono rimasta incantata nell’osservare come la doppia elica fosse perfetta metafora degli eventi al momento della scoperta. Dopotutto, la doppia elica è essa stessa una coppia. Una coppia che lavora armoniosamente e crea la vita, mentre nella storia abbiamo due coppie: una che lavora insieme  Watson e Crick  e una che non ci riesce – Franklin e Wilkins. E sarà ovviamente la coppia affiatata che finirà per scoprire la vita in maniera nitida e bellissima. Il fallimento dell’altra coppia credo che sia il riflesso di due filamenti appaiati che in verità non si toccano mai (non sono una esperta ma credo sia così). Quindi esiste una parte essenziale della vita che si basa su una fragile collaborazione e su quanto facilmente può andare storta.

Come ha deciso di descrivere una donna reale, con vizi e virtù, punti di forza e punti deboli?

Non desideravo edulcorare nulla. Siamo tutti imperfetti. Mettendo in risalto i difetti di Rosalind, permetto al pubblico di identificarsi in lei.

La storia è ancora moderna?

Sono rimasta colpita dalla quantità di scienziate che, dopo aver visto lo spettacolo, mi hanno riferito quanto il mondo in cui vivono ora non sia tanto diverso. Penso anche che la società occidentale si focalizzi molto sul come vengono percepite le donne oggi – cioè può una donna essere forte senza sembrare fredda? Potremo mai vedere al di là di come una donna appare? Se una donna mostra emozioni, ciò la rende debole? E così via. La commedia esplora alcuni di questi quesiti e ciò, temo, la rende moderna.

Pensa che possa essere considerate una sostenitrice dei diritti delle donne?

È abbastanza interessante, le persone che hanno conosciuto Rosalind Franklin mi hanno raccontato di quanto si opponesse ad essere vista come un’icona femminista. Non era sua intenzione battersi per le donne, voleva essere una grande scienziata. E ci è riuscita. Si rivolterebbe nella tomba se sapesse di essere ricordata per altri motivi. Ciò detto, posso dire che è stata davvero un esempio, proprio perché voleva fare solo il suo lavoro e voleva farlo bene, cercando di ignorare tutto ciò che le era estraneo. È impossibile non ammirare quella determinazione quasi maniacale, soprattutto in questi tempi di social media e di click su internet su cui spalmiamo i nostri interessi. Io la ammiro ogni giorno di più, e la frequento ormai da tanti anni…

Rosalind Franklin - Il segreto della vita