venerdì 13 luglio 2018

DOMANDE E RISPOSTE SU L'EVOLUZIONE - XIII^ parte

In questa puntata di Domande e Risposte su l’Evoluzione, il professor Rugarli risponde a due sollecitazioni. La prima è sul tema della violenza: ci si chiede se oggi questa – intesa come guerra, sterminio, genocidio – può esercitare un ruolo selettivo analogo a quello esercitato ai primordi dell’umanità. La seconda sollecitazione riguarda l’isolamento ma, a differenza di quanto discusso nella puntata precedente, la questione è volta in chiave fantascientifica. 

Domande e Risposte
# 20

Domanda 20. Per i piccoli gruppi di cacciatori e raccoglitori il più importante (forse l’unico) strumento per controllare e governare un territorio sufficientemente esteso per la propria sopravvivenza era quasi certamente la guerra. Nelle incipienti comunità umane il ruolo selettivo dello scontro fisico è indubitabile. 



Allo scontro col nemico si abbina il comportamento altruistico nei confronti dei membri della propria comunità. Secondo alcune teorie, l’altruismo è un comportamento di natura simile alle cure parentali nato dalla necessità di proteggere i propri compagni nelle fasi di scontro armato coi nemici e nelle rischiose fasi della caccia. Si ritiene quindi che, in quelle circostanze, anche il comportamento altruistico abbia avuto una più che rilevante valenza nell’ambito della selezione e dell’evoluzione. La domanda è se – oggi – il binomio conflitto-altruismo conservi ancora una valenza selettiva ed evolutiva come ai primordi dell’umanità. In particolare, la questione si pone per tutti quei numerosi atteggiamenti violenti ed aggressivi ancora universalmente diffusi nelle relazioni tra esseri umani. Si può dire che i conflitti moderni, il tentativo di realizzare imperialismi più o meno vasti e duraturi, le guerre locali guerreggiate in ogni angolo della terra, i genocidi locali più o meno realizzati, possano aver mantenuto una valenza selettiva ancora efficace? Ovvero, le guerre che sono davanti ai nostri occhi influenzano ancora l’evoluzione dell’uomo? E che cosa possiamo dire dei comportamenti aggressivi individuali? Omicidio, gelosia, sopraffazione, stalking, intolleranze razziali o sociali: hanno ancora una rilevanza selettiva o sono solo i fossili di comportamenti che solo 500-2000 generazioni fa erano elementi fondamentali alla sopravvivenza di determinati gruppi umani?   

Risposta 20. Sono convinto che molta violenza tra gli esseri umani, comprese numerose guerre locali e mondiali, derivi da pulsioni ancestrali connesse con il nostro passato animale. Questo è sicuramente vero per le violenze spicciole, individuali, ma è più problematico per quelle collettive, come le guerre. In queste c’è stata spesso la sovrapposizione di motivazioni ideali e, come ho già detto, molte guerre sono state provocate prevalentemente da contrasti di idee, come è stato il caso delle guerre di religione. So bene che gli storici possono spiegare che, anche in questi casi, i contrasti di idee erano dei pretesti per contrapposizioni molto più materiali. Ma continuo a pensare che senza i frutti della cultura le cose sarebbero forse andate diversamente.
Può essere interessante vedere come si sono evolute le idee sulla guerra dopo il secondo conflitto mondiale. Quando ero bambino, ed ero reclutato alle scuole elementari come balilla, mi veniva istillata l’idea che la guerra era una evenienza bellissima nella quale un uomo poteva dare il meglio di sé. Questo punto di vista mi fu confermato, a guerra appena finita, in una conversazione con un ex brigatista nero che era venuto a reclutare ragazzi per l’allora nascente Movimento Sociale Italiano. Naturalmente non reclutò me, che avevo già aperto gli occhi, ma con altri giovanissimi fu meno sfortunato. Eppure adesso nessuno sosterrebbe più questo punto di vista, e gli stessi eredi di quel movimento politico difficilmente ragionerebbero come quel brigatista nero.
La storia dell’Occidente è fatta soprattutto di guerre tra stati europei, ma oggi una guerra tra gli stati del nostro continente apparirebbe una assurdità. Questo dipende dalla evoluzione delle idee che hanno portato alla selezione positiva del pacifismo.


Naturalmente il pacifismo radicale è ancora impossibile perché esistono sempre i prepotenti, ai quali non si può fare a meno di opporsi, ma certo non sarebbero oggi accettabili i macelli delle due guerre mondiali. Anche se i morti della seconda furono molto più numerosi di quelli della prima, resta esemplare il rigetto delle tecniche di combattimento del periodo 1914-1918, con gli assalti alle trincee nemiche sotto il fuoco delle mitragliatrici. Oggi esistono tecniche più sofisticate che fanno compiere alle macchine quello che prima veniva riservato agli uomini. Questo vuol dire che, anche nella violenza della guerra si è affermato il valore della vita umana, concetto che era sconosciuto, tra gli altri, al nostro Cadorna, che pure pare fosse un uomo religiosissimo. Quindi, almeno le due guerre mondiali hanno selezionato delle idee e non dei patrimoni genetici.

# 21

Domanda 21. Negli anni ’50 sembrava che i viaggi interplanetari fossero lì lì per diventare routine. La notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 sono rimasto appiccicato allo schermo televisivo per vedere (a dir la verità non fu tanto un "vedere" quanto fu piuttosto "un sentire e un immaginare") la discesa dell’uomo sulla luna con i primi passi di Amstrong e Aldrin. L’avventura siderale dell’uomo sembrava cominciata ma la bolla si sgonfiò rapidamente. Oggi si parla di una missione su Marte da realizzare in un prossimo futuro, anche in vista dell’esaurimento di molte importanti risorse sul nostro pianeta. 

Un’eventuale migrazione di coloni umani verso mondi extraterrestri può reintrodurre, tra diversi gruppi umani, barriere fisiche tanto invalicabili da produrre l’evoluzione di nuove varietà e specie?


Risposta 21. Nei giornalini che leggevo da bambino le storie erano piene di viaggi, e anche di guerre, su scala interplanetaria. Questo si è mantenuto anche nell’era della televisione, con la saga di Star Trek, e nel cinema con il successo di Guerre Stellari. Ma chiaramente si tratta sempre di nostalgia delle fantasie infantili. La dura realtà è che esistono fondamentali differenze tra le attuali missioni lunari o, addirittura, su Marte e i viaggi di Vasco de Gama o di Cristoforo Colombo. Il fatto è che le esplorazioni spaziali sono immensamente più costose delle tre caravelle che pure Colombo penò tanto a ottenere da Isabella la Cattolica. A me pare che questo sia il limite principale, più ancora di quello tecnologico, che pure contribuisce ai costi.
E poi, se degli umani volessero emigrare dal nostro pianeta e colonizzare mondi extraterrestri, dove potrebbero trovare un asilo a portata di mano (si fa per dire, raggiungibile nel corso della vita di un uomo), fornito di acqua e di una atmosfera respirabile? E, se le condizioni ambientali extraterrestri risultassero impraticabili, come è certo che sia nell’ambito del nostro sistema solare, come potrebbero riuscire a modificarle? Perciò, la mia opinione è che i viaggi interplanetari potrebbero essere effettuati in futuro solo da ristretti gruppi di umani, sempre dipendenti da coloro che dalla terra li hanno inviati nello spazio, ma mai da gruppi sufficientemente numerosi da poter dare origine a una differente storia evolutiva.