In due post pubblicati qualche settimana fa ho sostenuto l'opinione che il linguaggio poggi le proprie basi su una sintassi naturale che consente di mettere ordine e dare un senso a ciò che si vede e a ciò che si pensa.
A sostegno di questa opinione porto ora due piccoli contributi. Uno (ancorché doppio) risale alla storia della filosofia. Il secondo è più recente (più concreto e significativo rispetto ai rimandi filosofici) ha a che fare coi processi cognitivi nell'ambito della complessa condizione clinica nota come spettro autistico.
Il sostegno filosofico è alquanto antico e deriva da Aristotele, il quale afferma che "l'anima non pensa mai senza immagini" (De anima, 431a). Senza percezione, afferma Aristotele, non si potrebbe avere alcun apprendimento intellettuale: il pensare avviene per immagini e grazie alle immagini. Da par sua, Tommaso d'Aquino affermava che “Non vi è niente nel nostro intelletto che prima non sia stato nei nostri sensi”.
L'altro elemento che porto qui a sostegno della mia ipotesi l'ho appreso in questi giorni visitando una bella mostra alle Gallerie d'Italia di Milano: L’ARTE RISVEGLIA L’ANIMA, sull'utilizzo dell'arte come mezzo di espressione e comunicazione da parte delle persone con disturbi dello spettro autistico.
Manifesto della mostra L'Arte Risveglia l'Anima |
Nel catalogo della mostra si legge una affermazione di Temple Grandin, scrittrice e professoressa della Colorado State University e affetta dalla sindrome di Asperger, una delle varianti meno invalidanti dello spettro autistico, la quale parla di un modo di funzionare della mente molto importante dal punto di vista cognitivo e che essa definisce proprio come "pensiero visivo: un pensiero fatto di immagini, in cui anche i concetti più astratti vengono compresi solo se tradotti a livello visivo". A questo tema la Grandin da dedicato un intero libro: Pensare in immagini e altre testimonianze della mia vita di autistica (Erikson, 2001).
L'arte Risveglia l'Anima: stralcio dal catalogo |
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