venerdì 4 maggio 2018

SULLE ORIGINI DEL LINGUAGGIO (secondo me) - SECONDA PARTE

CHOPPER, AMIGDALE E SINTASSI

Nel precedente post ho immaginato la sintassi come una funzione logica naturale, basilare per l'elaborazione spontanea del pensiero intuitivo, una forma di pensiero strutturato che precede  il linguaggio e che non è esclusivo della specie umana.  

Evoluzione delle pietre scheggiate: dal chopper alla selce.
Tratta da Erlandson J, BrajeTJ. Archaeology and the Anthropocene (2014)

Il linguista Noam Chomsky fa risalire l'origine del linguaggio alla comparsa nella nostra specie di un particolare dispositivo che ha reso possibile la ricorsività che è tipica del linguaggio medesimo. Mentre Chomsky nega un'origine evolutiva di tale dispositivo, il neuroantropologo Terrence Deacon (La Specie Simbolica, Giovanni Fioriti Editore 2001) si richiama all'ipotesi di un transadattamento (exaptation nella dizione originale) alla funzione comunicativa di un dispositivo originatosi ed evolutosi in ambiti diversi da quello linguistico. La mia ipotesi (che richiama le due precedenti) è che tale dispositivo  esista effettivamente, che consista in una funzione logica altamente conservata cui può essere dato il nome di sintassi”, che si sia sviluppato in modo particolare nella specie umana attraverso una lunga evoluzione, co-evolvendo e co-adattandosi a diversi ambiti cognitivi e funzionali tra cui quello del linguaggio.
Tale funzione logica è di importanza vitale per poter interpretare il mondo, per immaginare e pianificare azioni complesse: è una funzione che l’essere umano condivide in vario grado con altre specie. Una funzione logica altamente strutturata senza la quale l'uomo non sarebbe stato in grado - per esempio - di addomesticare il fuoco, conservandolo, trasportandolo, riaccendendolo. Una capacità che ha preceduto di gran lunga l’emergenza del linguaggio. 

Nel post precedente mi ero limitato ad argomentazioni teoriche. Qui vorrei proporre un argomento concreto a supporto dell’ipotesi che quella sintassi che ha reso possibile il linguaggio di Homo sapiens fosse già presente nella stirpe umana prima che il sapiens medesimo esistesse. Mi riferisco in particolare a Homo erectus che abitava il nostro pianeta già 1.8 milioni di anni fa e che è scomparso (rimpiazzato da specie più evolute) circa 350.000 anni fa. Il fatto che almeno 800.000 anni fa Homo erectus abitasse le isole indonesiane di Bali, Lombok, Timor, Flores e altre, testimonia del fatto che questo nostro antenato fosse già in grado di navigare (verosimilmente con zattere di tronchi o con canoe) da un’isola all’altra per bracci di mare piuttosto ampi. Questa ipotesi tiene conto dei dati geologici e climatologici che escludono che tali isole fossero unite una all’altra o alla terraferma (Robert G. Bednarik. The origins of navigation and language. The Artefact 1997; 20: 16-56). Per costruire una zattera e per decidere di mettersi in mare alla ricerca di qualche cosa di ignoto ci vuole molta immaginazione, organizzazione, pianificazione, e saper fare. Il saper fare include anche il saper fare gli strumenti necessari, per esempio, per preparare funi, stuoie, pelli, etc. utili alla costruzione di una zattera o per scavare tronchi di palma per farne canoe. Per fare ciò è necessario uno strumento battente e tagliente: l’amigdala (o pietra scheggiata), la cui forma più antica è chiamata “chopper”, attrezzo d’uso comune per Homo erectus. In anni più recenti (circa 130.000 anni fa), Homo erectus ha navigato per il Mediterraneo colonizzando alcuni siti sull’isola di Creta (Thomas F. Strasser et al. Stone age seafaring in the mediterranean: evidence from the plakias region for lower palaeolithic and mesolithic habitation of Crete. Hesperia 2010; 79: 145-190). 

Ma che relazione c’è tra il linguaggio e la capacità di pianificare e compiere attività complesse? L’assunto è che senza possedere espressioni simboliche e una sintassi linguistica non sia possibile realizzare azioni complesse come costruire zattere e navigare per mare. Questo ha portato a ritenere che per realizzare tutto ciò che è stato capace di fare, Homo erectus dovesse già possedere una certa forma di linguaggio, cosa che anticiperebbe, e non di poco, l’emergere della facoltà linguistica in Homo sapiens. La tesi è interessante. Ma forse, e questa è la mia ipotesi, non è indispensabile possedere un protolinguaggio per fabbricare una zattera o un chopper. Oltre a mani molto ben strutturate ed obbedienti (essenziali per l’impresa), ciò che serve veramente è una sintassi logica che renda possibile pianificare l’impresa nella mente. Tra l’altro, la questione delle mani qui appena accennata non è per niente secondaria per la questione del linguaggio, poiché associare significati ai gesti è già di per sé un protolinguaggio che attinge alla medesima sintassi di cui sopra, coadattandola alla funzione comunicativa.   

Chopper: modlità d'uso
Per maneggiare un chopper nel modo indicato nella figura (come arma, per tagliare, per percuotere, per scuoiare), bisogna innanzitutto procurarsene uno. In natura è possibile trovare pietre scheggiate pronte per l’uso, ma è importante essere in grado di fabbricarle. Per fare ciò è necessario immaginare la forma più idonea per i diversi utilizzi (vedi figura qui sotto). 

Chopper diversi per forma e utilizzo 

Dopo di ciò, è necessario procurarsi il materiale idoneo e trovare il modo per dare alla pietra la forma desiderata per trasformarla in “strumento”.



Scheggiatura del chopper 
Nel periodo Acheulano del paleolitico inferiore (750.000-120.000 anni fa circa) – epoca durante la quale molto probabilmente il linguaggio non poteva neppure essere articolato – si producevano oggetti come quelli illustrati qui sotto e risalenti a circa 650.000 anni fa. 


Amigdale: fonte http://www.antiqui.it/doc/preistoria/pinf3.htm 
Indipendentemente dal voler affermare che una qualche forma di linguaggio era già presente in Homo erectus, è certo che egli usava la sintassi per pensare, pianificare e “fare” cose, prima ancora di essere in grado di dare un nome alle cose medesime.

Nel Paleolitico medio (300.000 – 120.000) si è passati dal chopper a forme un po' più regolari e con scheggiature sempre più sofisticate. Poiché, l’evoluzione da chopper ad amigdala e da amigdala a selce (vedi l’immagine di apertura del post) è andata di pari passo con la complessità delle sepolture – dove gli oggetti posti accanto alla salma, amigdale comprese, avevano funzione simbolica e rituale – viene naturale pensare che l’evoluzione culturale, quella del linguaggio e quella dei manufatti siano andate di pari passo. Nei ritrovamenti archeologici del paleolitico compaiono anche amigdale fatte con materiali inadatti all’uso strumentale, nonché amigdale dalla forma zoomorfa, ed altre ancora abbinate a oggetti di natura decorativa, facendo pensare che l’uso estetico di alcuni manufatti, amigdala compresa, accompagnasse l’uomo nel suo progresso simbolico e cognitivo. Secondo la mia ipotesi, approfittando di altre complesse evoluzioni somatiche e neurali, la parola è venuta poi, dando splendida forma a un procedimento originariamente sintattico.

Concludendo

La sintassi naturale è una funzione logica che ci consente di costruire una relazione coerente tra le cose che cadono sotto i nostri sensi, dando loro ordine e significato. Quella stessa sintassi consente di dare ordine e significato a sequenze ordinate di azioni che si intendono svolgere per realizzare uno scopo: ciò consente di immaginare e pianificare azioni complesse. Il linguaggio utilizza quella stessa sintassi per dare ordine, significato, e scopo a sequenze di azioni dell'apparato fonatorio che ci consentono di dare forma ai pensieri e di condivideli con altri.   

La sintassi, come strumento di pensiero e come ingrediente del saper fare, ha preceduto la fabbricazione delle pietre scheggiate. Queste, a loro volta, hanno dato forma e corporeità alla sintassi fino ad arrivare al punto da distillarne un senso estetico distinto dall’uso pratico e dove le regole stilistiche sono state mutuate da quelle sintattiche. Quella sintassi che ha consentito tutto ciò è la stessa medesima e immutata sintassi che l’uomo odierno utilizza per dare senso, per esempio, all’arte contemporanea, anche nelle sue espressioni più astratte e concettuali: è sempre quella stessa sintassi lì. Dalla ben nota FONTANA di Duchamp a Anish Kapoor e a tutti gli altri, è la nostra sintassi naturale che dà ordine e significato a ciò che ci viene detto o mostrato.

Anish Kapoor: Cloud Gate Chicago (2006)

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