domenica 15 aprile 2018

DOMANDE E RISPOSTE SULL'EVOLUZIONE - VIII^ parte

In questa puntata di Domande e Risposte sull’Evoluzione, la questione riguarda l’interconnettività simultanea (Internet e simili) e l’eventuale ruolo che essa, considerata eventualmente come un fenotipo emergente della specie umana, potrebbe avere sull’evoluzione della specie. Nella sua risposta, il Professor Rugarli attinge, tra le altre cose, alla metafora fantascientifica uscita dalla penna e dalla mente di HG Wells.



Domande e Risposte
# 14

Domanda 14. L’interconnettività simultanea (telefonia cellulare, internet) rappresenta una forte accelerazione dei processi di trasmissione dell’informazione. All’origine della storia dell’uomo, l’informazione veniva trasmessa da uomo a uomo con la velocità del passo umano, poi con quella del cavallo (pony express), poi con quella del telegrafo, poi con quella delle onde elettromagnetiche. Oggi la velocità di trasmissione dell’informazione rasenta l’istantaneità. Il fenomeno si discosta poco da quella che si potrebbe verificare mediante l’interconnessione telepatica tra individui interagenti. Per certi aspetti, la possibilità dell’invio simultaneo dell’informazione a un numero pressoché infinito di soggetti interagenti fa sì che la comunità umana possa essere considerata come un unico essere multicellulare (multi-individuale) come una colonia di organismi o come un organismo ameboide, dove la risposta ad uno stimolo si può trasmettere istantaneamente a tutto l’organismo, il quale può rispondere in modo altrettanto istantaneo e perfettamente coordinato. Questa novità culturale è da considerare una manipolazione dell’ambiente (un ambiente in cui l’informazione corre più veloce) oppure una modificazione della specie (che acquisisce potenzialità di comportamento in precedenza non così sviluppate)? Nell’un caso o nell’altro, l’interconnettività istantanea può essere considerata alla stregua di un fenotipo nuovo della specie umana da cui ci si può attendere qualche conseguenza di carattere selettivo o adattativo? 



Risposta 14. Dal punto di vista dell’evoluzione culturale, la straordinaria rapidità di comunicazione tra gli umani è l’equivalente di una elevatissima capacità riproduttiva tra gli individui nell’evoluzione biologica. Questo favorisce i cambiamenti rapidi, ma non solo quelli che potremmo definire buoni. In campo biologico una riproduzione molto rapida è, per esempio, quella delle cellule cancerose. È vero che queste non lasciano discendenza, ma interferiscono pesantemente con la sopravvivenza e la riproduzione di organismi complessi. Mi azzardo a dire che la rapidità di comunicazione interpersonale che caratterizza la società umana attuale rende il panorama culturale sicuramente più vario, ma non necessariamente migliore, e sicuramente è all’origine di un certo imbarbarimento intellettuale dell'umanità contemporanea. Perciò, non sono d’accordo nel considerare la specie umana, come dice la domanda, come una colonia di organismi pronta a rispondere a uno stimolo in maniera coordinata. Tuttavia, c’è di buono che la rete rende più difficile la manipolazione delle idee da parte di coloro che, in un luogo, controllano i mezzi di comunicazione di massa, come è avvenuto tempo fa in Iran e come avveniva, per tradizione, nel linguaggio cauto dei potenti della terra, smascherato da Julian Assange con Wikileaks.


Ma c’è un altro problema da considerare, e cioè se questo avanzamento tecnologico, che include l'istantaneità della comunicazione, non sia la prosecuzione dell'evoluzione biologica della specie umana con altri mezzi, come affermato da Francesco e Luigi Cavalli Sforza in un articolo su La Repubblica di qualche anno fa (16 gennaio 2010). A parte il fatto che anche l’avanzamento tecnologico è un frutto dell'evoluzione culturale, non vedo come questo possa modificare le caratteristiche somatiche della specie umana. 

La guerra dei mondi in un'illustrazione  di Alvim Corrêa

Nel 1898 Herbert George Wells scrisse il romanzo La guerra dei mondi, nel quale immaginò la terra invasa da invincibili marziani, fatti solo di un immenso cervello imprigionato in una macchina capace di muoversi su ogni terreno e di emettere un raggio letale. Se Wells fosse stato più darwiniano avrebbe dovuto riconoscere l’impossibilità dell’evoluzione di una specie vivente con le caratteristiche dei suoi marziani, che sarebbe dovuta discendere da innumerevoli generazioni di individui accoppiati preferenzialmente in base a un cervello grande e alla atrofia del corpo, fino a essere tutto cervello e niente del resto. Ma, tra il resto, ci sono anche gli organi della riproduzione, per non parlare del sistema immunitario. Infatti, nel romanzo di Wells i marziani sono sterminati, e la terra è salvata dai microbi, contro i quali gli extraterrestri non hanno alcuna difesa. È vero che un fanatico della fantascienza potrebbe ribattere che i marziani erano arrivati a questo stadio di sviluppo non con i meccanismi evolutivi in atto sulla nostra terra, ma grazie a manipolazioni di una tecnologia che nessun terrestre è in grado di immaginare. Ma arrivare a questa tecnologia presuppone un’evoluzione culturale che implica la libertà, ed è dubbio che, anche su Marte, la massa degli abitanti capaci di questa evoluzione avrebbe accettato la rinuncia ai piaceri del sesso in base alla libertà di scegliersi il partner. Da ciò deduco che dovunque, nella immensità dell’universo, esista una specie intelligente come quella umana, l’evoluzione biologica e quella culturale sono avvenute (anche se con risultati eventualmente differenti) con meccanismi simili a quelli validi per noi e che non possono essere violati. Perciò tranquillizziamoci: 
per quanto possa avanzare il progresso tecnologico, non diventeremo come i marziani di Wells,    


Nessun commento:

Posta un commento