venerdì 2 febbraio 2018

Esercizi di epistemologia applicata: DOMANDE E RISPOSTE SULL'EVOLUZIONE – II parte

Questo è il secondo post dedicato alla riproposizione del breve saggio scritto assieme al professor Claudio Rugarli  e il cui titolo originale era Domande e risposte sull’evoluzione e sull’uomoAlle due prime domande da me formulate e alle articolate risposte del Prof. Rugarli di cui s'è dato conto nel post precedente, qui ne vengono proposte altre quattro (quattro domande e tre risposte, perché due delle domande sono strettamente correlate tra loro), che riguardano i seguenti argomenti: la scarsa specializzazione della specie umana e il potenziale ruolo detrimentale o pro-involutivo delle varie forme di protezione sociale sull'evoluzione della specie.

Domande e Risposte
# 3

Domanda 3. L’uomo è una specie assai poco specializzata. Come insieme di individui non specializzati il genere umano sembrerebbe una specie poco idonea all’ambiente selettivo in cui si trova. Al contrario, il suo successo sembra quasi essere in stretto rapporto proprio con la sua non specializzazione. È risaputo che l’eccessiva specializzazione - vedi per esempio quella del panda e quella del bradipo - è un fattore che riduce l’adattabilità. È la natura sociale delle comunità umana a supplire all’assenza di specializzazioni, favorendo il successo (presunto) della specie? Elementi culturali (che speriamo limitati nel tempo e non costitutivi dell'essere umano) come l’edonismo e altri comportamenti anti-sociali possono avere un qualche peso nel determinare una pressione selettiva?

Risposta 3. Sono d’accordo con tutta la premessa e mi soffermo sulla domanda finale che riformulerei così: esistono al giorno d’oggi, nella cultura diffusa tra i contemporanei, fattori che determinano una pressione di selezione verso comportamenti edonistici e anti-sociali? Purtroppo la risposta è sì. Curiosamente, è la stessa evoluzione culturale che ha creato delle esigenze che in sua assenza non esistevano. Così è il caso della esigenza del lusso, della notorietà o del potere. È una sorta di reazione a catena che, complessivamente, viene a competere, indebolendole, con altre idee che non sono andate perdute, come l’altruismo, la generosità, la capacità di sacrificarsi per il bene comune.
Vale la pena di aggiungere che vi sono altri fattori, pure inerenti all'evoluzione culturale, che in qualche modo la distorcono e la limitano. Il primo è il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, tipico dei sistemi politici autoritari, ma anche di particolari monopoli privati, e il secondo è la pubblicità.  Secondo me non si è riflettuto abbastanza sulla importanza del messaggio pubblicitario, che ha le caratteristiche di essere semplicistico, ripetitivo ed esente dall’obbligo della verità, intendendo per tale la concordanza di una proposizione con la realtà. La pubblicità ha certamente aspetti molto utili in una società libera e in un regime concorrenziale. Ma quando le sue tecniche sono dilatate e, per esempio, applicate alla politica, si verificano incidenti nell'evoluzione culturale simili alla prevalenza di una specie violenta e aggressiva nel corso della evoluzione biologica.


 # 4
Domanda 4.   L’uomo non corre veloce, non vola, non respira sott’acqua; ha una modesta capacità riproduttiva; è preda di antagonisti molto piccoli (parassiti e patogeni), di esseri grandi e forti (leoni, orsi, lupi, ecc), e della sua stessa razza  (homo hominis lupus). Per queste sue caratteristiche sembrerebbe che l’essere umano debba essere del tutto inidoneo a competere nel suo ambiente. L’escamotage escogitato dall’uomo per essere competitivo e per primeggiare nel proprio ambiente è stato quello di modificare l’ambiente medesimo, rendendolo più idoneo alle caratteristiche umane. Non è detto però che l’uomo sia in grado di governare il cambiamento provocato.

Risposta 4. La frase finale di questa domanda completa il problema sollevato con la domanda precedente. Non è detto, infatti, che l’evoluzione culturale, come quella biologica, conduca sempre ai risultati migliori. Così come si sono estinti i dinosauri, anche l’umanità si potrebbe estinguere come prodotto dell'evoluzione delle sue idee. Il pericolo si è visto durante la guerra fredda, quando si è stati sull’orlo dello sterminio atomico, ed è ancora presente per quanto riguarda l’evoluzione del clima del nostro pianeta. Il problema è che la selezione delle idee avviene prevalentemente in base ad aspettative di corto respiro. Purtroppo, molte scelte implicano delle conseguenze estremamente complesse che anche menti particolarmente intelligenti e illuminate, che non sono certo la maggioranza, fanno fatica a padroneggiare. Quando ognuno di noi fa il pieno del serbatoio della propria automobile forse pensa alla contaminazione dell’ambiente o all’esaurimento delle scorte energetiche e alla necessità di un nuovo stile di vita? Certamente no, anche chi è consapevole di questi problemi si mette la coscienza in pace pensando che sono problemi remoti e riguarderanno solamente i posteri. Anche in questo, l’evoluzione culturale è simile all'evoluzione biologica nel corso della quale molte specie si sono estinte.

Riscaldamento globale; inversione termica: The Day After Tomorrow
Il problema è che a questo non c’è un rimedio. Un governo di cosiddetti saggi comporterebbe la perdita della libertà e, in definitiva, della materia prima dell'evoluzione culturale. Un’opera di diffusione della cultura, non per costrizione, ma per persuasione, si troverebbe a competere in condizioni di svantaggio con le aspirazioni edonistiche e anti-sociali di cui si è parlato rispondendo alla domanda 3. Purtroppo, credo che non ci sia niente da fare, anche se penso che una posizione culturalmente consapevole andrebbe adottata a livello individuale più per esigenza etica che per la speranza di un successo. L’amara conclusione è che non è detto che l’evoluzione culturale conduca necessariamente al benessere della umanità. Del resto, anche un bel po’ di guerre, soprattutto le due guerre mondiali del secolo ventesimo, sono state frutto delle evoluzione culturale.
  # 5-6
Domanda 5   Le varie forme di protezione sociale (istituzioni previdenziali, pensionistiche, mediche; ma anche l’esercito, per l’esercizio della difesa della comunità; i comitati di salute pubblica, gli enti per la protezione di questo e di quello; lo sciamanesimo, etc.) possono essere considerati aspetti delle cure parentali e possono, come tali, avere una certa qual valenza nell’ambito della selezione?

Domanda 6   Il welfare (assistenza, previdenza, pensione) è una conquista sociale del Novecento, realizzata da alcune società ricche. Il welfare, pertanto, è un modello molto recente di comportamento sociale, esteso a livello locale ma non universale. Le persone che vivono in una società ricca che ha potuto organizzare un modello di welfare esteso a tutti i cittadini non hanno più bisogno di prole numerosa. Questa era ed è necessaria in quelle situazioni in cui la persona anziana o inabile non può essere sostenuta se non all’interno di un modello di aiuto e assistenza familiare (in massima parte sostenibile dai figli, in modo particolare se questi sono numerosi). La numerosità della prole sta in senso inverso alla ricchezza di una società e alla solidità del suo modello di previdenza e di assistenza sociale. Dal punto di vista evoluzionistico sappiamo che la selezione opera sulla variabilità. La riproduzione sessuale attua un elevato livello di variabilità (ricombinazione genica) anche in specie con prole relativamente scarsa. Tuttavia, se la prole è troppo bassa (inferiore a due figli per coppia, come nella società occidentale dotata di solido welfare) la quantità di variabilità espressa dalla prole sarà troppo bassa per mettere a disposizione dei meccanismi selettivi uno spettro sufficientemente ampio di varianti tra cui selezionare gli individui o le varianti più idonee. In linea teorica, sembrerebbe che il welfare sia un comportamento sociale destinato a ridurre la variabilità e, così facendo, ad arrestare l’evoluzione. E chi non evolve fa la fine del Panda: diventa un ramo secco dell’albero della vita. Il welfare è un pericolo per l’evoluzione dell’uomo?


Risposta 5 e 6  Rispondo insieme a queste due domande perché le forme di protezione sociale e il welfare sono accusati entrambi di limitare l’evoluzione biologica della specie umana, sia attraverso il loro ruolo di cure parentali, sia salvaguardando i deboli, sia perché riducono la variabilità genetica degli esseri umani attraverso la diminuzione  delle nascite. A me pare che questa domanda sia mal posta perché non basta parlare di evoluzione, ma bisogna anche precisare nei riguardi di che cosa. Se la domanda si riferisce al vigore fisico nei riguardi dell’ambiente si può concedere che il welfare non favorisce l’evoluzione in questo senso. Ma questo ha importanza? Le società nelle quali questa forma di selezione è indebolita sono anche quelle nelle quali l’evoluzione culturale è più progredita e può supplire molto validamente alle debolezze fisiche. Avere una buona vista e destrezza fisica erano requisiti importanti per la sopravvivenza quando l’uomo andava a caccia di mammut, ma non lo sono altrettanto quando si possono inforcare gli occhiali o comprare la carne dal macellaio. Certamente, queste prerogative fisiche hanno ancora rilievo nei paesi poveri, dove non esiste il welfare e si fanno molti figli che in buona parte muoiono in età infantile. Ma l’augurio è che anche le popolazioni di questi paesi possano alla fine godere dei vantaggi della evoluzione culturale.
C’è una ragione per questo. Ho già detto che considero conclusa l’evoluzione biologica della specie umana, ma non è così per l'evoluzione culturale, alla quale possono dare validi contributi individui che, se eliminati per lo scarso vigore fisico, non avrebbero potuto mai farlo. Pensiamo a Leopardi. Chi ci dice che tra le popolazioni dell’Africa Subsahariana non muoiano di fame quotidianamente bambini che, acquisiti da adulti all'evoluzione culturale,  avrebbero potuto dare a questa dei contributi originali e importanti?
Questa è la ragione per cui la specie umana non farà la fine del Panda, anche se, come ho già scritto, non è escluso che si elimini da sola per dissennatezza della sua evoluzione culturale.  

Prossimamente, altre domande e altre Risposte. 

Nessun commento:

Posta un commento