lunedì 16 marzo 2020

SCIENZA E DEMOCRAZIA - Seconda parte

Le relazioni tra scienza e democrazia sono complesse. Sul tema gioca la competenza e la sensibilità di ciascuno sugli obiettivi, sui metodi, sui garanti, sugli interessi particolari e collettivi in gioco sia nei riguardi della scienza sia nei riguardi della democrazia. 


A questo tema ho dedicato due post. Nel primo ho descritto gli sforzi di impronta “istituzionale” messi in campo per una partecipazione più democratica – più indirizzata dal basso – ai progetti di ricerca finanziati dalla Comunità Europea. Questo secondo post è dedicato ai nuovi movimenti, diffusi in tutto il mondo, che mirano a coinvolgere i comuni cittadini in vari campi della ricerca scientifica, in modo particolare - ma non solo - su temi naturalistici, ambientali ed ecologici. Si tratta della cosiddetta Citizen Science: la Scienza dei Cittadini ovvero Scienza Partecipata  

PARTE SECONDA. CITIZEN SCIENCE

Per una ricerca partecipata.

Pochi anni fa (2014) l’Oxford Dictionary ha aggiunto una nuova voce al suo elenco di oltre 600.000 vocaboli. La voce è Citizen Science che viene definita come una "attività scientifica condotta da semplici cittadini sotto la direzione o in collaborazione con scienziati e istituzioni scientifiche". La partecipazione ai progetti promossi dalla Citizen Science coinvolge una larga e composita base formata da studiosi dilettanti, volontari, studenti, o anche semplici curiosi, seguendo specifici protocolli operativi loro assegnati, partecipano alla raccolta e alla analisi di dati, allo sviluppo di tecnologie, alla valutazione di fenomeni naturali, alla divulgazione e alla diffusione delle stesse attività. Queste attività possono essere svolte sul campo (con osservazioni, misurazioni, raccolte di campioni, di immagini) oppure online, con raccolte o analisi di dati, immagini e quant'altro. Tutti questi cittadini offrono il loro tempo e la loro attività a supporto di progetti condotti da enti o istituti scientifici che li istruiscono. La loro attività è utilissima in quanto aumentano in modo sostanziale il numero di occhi, di mani, di dispositivi di calcolo e di cervelli a disposizione dei diversi progetti.



Fino a qui si può parlare di coinvolgimento popolare, non necessariamente di democrazia. Tuttavia, trattandosi di partecipazione volontaria, è ovvio che i cittadini coinvolti offrono la loro disponibilità di tempo e di impegno a progetti che riguardo temi e scopi di loro interesse. È qui che entra in gioco la democratizzazione. I progetti che trovano maggiore supporto popolare sono quelli che più interessano alla gente. Va da sé che la stragrande maggioranza dei progetti cui i cittadini offrono il proprio supporto riguarda ricerche scientifiche nell'ambito delle scienze naturali, dell’ecologia, dell’ambiente, del clima. In questo modo i cittadini hanno un ruolo “attivo” nella democratizzazione di certi ambiti della scienza. Ma la cosa non finisce qui.
Oltre a contribuire a fornire dati e risposte su specifici ambiti scientifici, questi collaboratori volontari diventano in grado di percepire problematiche, porre domande e indirizzare l’attenzione su questioni ambientali, sulla salute pubblica, sulla gestione delle risorse naturali, rendendo feconda la collaborazione tra comunità di cittadini e istituzioni scientifiche.

C’è poi un effetto per nulla secondario generato da questa collaborazione. Durante le varie fasi della ricerca sviluppata nell'ambito della Citizen Science, i cittadini volontari vengono formati non solo alle corrette modalità di raccolta e condivisione dei dati, ma alla metodologia scientifica, al pensiero analitico e al pensiero critico: una triade sempre indispensabile per approcciare non solo specifiche ricerche scientifiche, ma buona parte dei problemi che ciascuno deve affrontare nel corso della vita. È evidente quindi che oltre al notevole contributo pratico che i semplici cittadini offrono alla scienza, c’è un altrettanto importante contributo che la scienza restituisce alla società tutta attraverso i volontari che partecipano in prima persona alle attività promosse dalla Citizen Science.  



C’è, come sempre, qualche detrattore critico che punta il dito sul fatto che alcuni progetti di Citizen Science sono finanziati da grandi gruppi industriali o da accaparratori di dati per il business del Big Data. É giusto non sottovalutare questi aspetti e certi rischi connessi, ma è anche evidente che i cittadini – istruiti e competenti in tale senso – sono in grado di giudicare e di scegliere persone, ambiti e istituzioni nei quali ripongono la loro fiducia. É attraverso l'esercizio della scelta libera e competente che si realizza concretamente la democrazia.
In tutto il mondo la Citizen Science sta crescendo e sta democratizzando alcune aree della scienza. In Europa e in Italia il movimento cresce sia grazie all'impegno di persone e istituzioni, sia grazie al sostegno di alcune iniziative da parte dei progetti europei Horizon di cui si è parlato nel post precedente. A titolo d’esempio, tra i progetti finanziati e realizzati vi è quello europeo chiamato Doing It Together Science e i BioBlitz ambientali e naturalistici, come quelli organizzati dalla Regione Lombardia o come quelli organizzati dal Museo di Storia Naturale della Maremma.

La Citizen Science è ormai una realtà. Una realtà che conta quanto si parla di democratizzazione della scienza. Nella Citizen Science convergono i concetti di democrazia e di partecipazione, nei quali l’aspetto dell’avanzamento del sapere scientifico si coniuga alla perfezione con quello di educazione civica, di educazione al pensiero critico e a quello scientifico, e a quello del coinvolgimento dei cittadini nell'indirizzare le scelte scientifiche verso la soluzione dei complessi problemi che la società contemporanea nel suo insieme è tenuta a risolvere.

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