venerdì 21 febbraio 2020

SCIENZA E DEMOCRAZIA - Prima parte


Le relazioni tra scienza e democrazia sono complesse e delicate. Decidere se la scienza sia o meno democratica è una questione resa particolarmente complicata da che cosa ciascuno intende per scienza e, ancora di più, da che cosa intende per democrazia


In tempi recenti, in Italia e non solo, il dibattito si è inasprito quando la scienza e la democrazia sono state investite dall’ondata di pseudoscienza e di pseudodemocrazia cavalcata da no-vax e simili. Quando Roberto Burioni afferma che “la scienza non è democratica perché la velocità della luce non si decide per alzata di mano” (cosa peraltro ineccepibile), finisce per inasprire ulteriormente un dibattito che andrebbe calmierato e razionalizzato piuttosto che muscolarizzato.   
Dibattito muscolarizzato
Affronterò questo tema in due post assai diversi tra loro ma entrambi disposti su un versante che si potrebbe etichettare come “istituzionale”, mostrando come istituzioni grandi e piccole affrontano il tema e quali risultati possono concretamente ottenere. Il primo post è dedicato agli sforzi di “democratizzazione” dei progetti di ricerca finanziati dalla Comunità Europea attraverso il programma Horizon Europe. Il secondo post sarà dedicato ai progetti cosiddetti di “Citizen Science” (scienza partecipata), che vedono una effettiva e concreta inclusione del cosiddetto “basso”.  

PARTE PRIMA. MISSION POSSIBLE (?)
Per una ricerca europea “indirizzata dal basso”. La nuova visione di Horizon Europe.

Sulla carta e nelle dichiarazioni di intenti, Horizon Europe sembra sempre più orientata a includere il coinvolgimento dei cittadini nella scelta dei programmi di ricerca da finanziare.  Il problema è che gli interessi economici generati dalla portata dei finanziamenti e la struttura assai pesante con la quale la Comunità Europea gestisce programmi e processi potrebbero essere un grave ostacolo alla realizzazione delle buone intenzioni. Alla luce di ciò ci si potrebbe chiedere se dietro le nuove parole d’ordine ci sia davvero del nuovo e se questo "nuovo" sarà davvero realizzabile.

A guidarmi in questa ricognizione sono le parole di Mariana Mazzucato – docente di Economia dell'Innovazione presso l’University College di Londra – che ha recentemente redatto un Rapporto per la Comunità Europea in cui si delineano obiettivi e raccomandazioni a favore di una maggiore inclusività dei cittadini nei progetti di ricerca europei.[1]
Nell'introdurre il tema, la Mazzucato usa parole semplici, chiare, dirette, non suscettibili di interpretazioni personali e per nulla scontate, quasi rivoluzionarie, quando vengono espresse – se pur in veste di consulenza – in contesti istituzionali dal peso politico rilevante com’è quello della Comunità Europea.
«I cittadini devono essere direttamente coinvolti nella formulazione delle ricerche effettuate nell’ambito dei progetti di Horizon Europe. Il modo in cui i giovani e gli studenti hanno spinto l'emergenza climatica in cima all'agenda politica dimostra che esiste una forte spinta verso il coinvolgimento democratico delle scelte … È necessario che i cittadini siano coinvolti nella formulazione degli indirizzi di ricerca evitando che questi siano imposti dall’alto».

Mariana Mazzucato, University College di Londra
Nel rapporto, la consulente europea espone 17 raccomandazioni su come scegliere gli indirizzi di ricerca, quali capacità sfruttare, con quali strumenti della Pubblica Amministrazione gestirli. L’obiettivo cui il rapporto mira è ambizioso: ridisegnare l’approccio dell’Europa sulle “grandi sfide” di oggi e di domani, tra i quali il cambiamento climatico, l'erosione del suolo, la produzione alimentare sostenibile, l'inquinamento delle acque dolci e marine. Mariana Mazzucato avverte che, da oggi in poi, i programmi di ricerca e di innovazione della Comunità Europea non potranno più essere calati semplicemente dall’alto, com’è stato fatto finora: «Se, nel momento di investire risorse nell’innovazione, si finanziano indirizzi di ricerca, per così dire "di moda", non solo non si fa vera innovazione ma si è destinati a fallire».
Se in precedenza, afferma la Mazzucato, la maggior parte dei fondi messi a disposizione dal programma Horizon sono stati erogati grazie a processi decisionali imposti dall'alto favorendo i settori in grado di far sentire con maggiore forza la propria voce, d’ora in poi gli indirizzi di ricerca da finanziare dovranno vedere una maggiore partecipazione “popolare”, vale a dire "dal basso". Lo strumento per realizzare questo principio di democrazia partecipativa è l’istituzione di Consigli di Missione che includano rappresentanti degli utenti finali dotati di potere consultivo e propositivo. Tali Consigli di Missione avranno tra i loro compiti anche quello di consultare preventivamente i cittadini, attraverso mezzi di consultazione online, sulle proposte avanzate riguardo gli indirizzi di ricerca da finanziare.[2]
Al di là delle nobili intenzioni, l’utilizzo di piattaforme per la consultazione online dei cittadini (quella più nota in Italia è la piattaforma Rousseau del Movimento 5 Stelle) pone serie questioni metodologiche sulla selezione, la formazione e il periodico rinnovamento del campione di cittadini rappresentativo della partecipazione “popolare”. Rimane poi ancora troppo nel vago in che modo i cittadini possono partecipare alla formulazione e alla scelta dei progetti e quale sarà il loro coinvolgimento, nonché il loro potere, nella fase di revisione, controllo e monitoraggio dei progetti.

Tener conto delle priorità indicate dal basso
Le raccomandazioni presentate nel documento della Mazzucato affrontano le varie questioni che riguardano il coinvolgimento dei cittadini, la promozione dell’interdisciplinarietà dei progetti, le modalità di selezione dei progetti di ricerca e dei “project leader”, lo snellimento delle burocrazie, la promozione di progetti d’utilità pubblica e quella dei finanziamenti a lungo termine.[3]  
Le raccomandazioni contengono numerosi termini che inducono a un cauto ottimismo. Tra questi: “stimolare l’innovazione”, “rimuovere le barriere”, “consultazione dei cittadini”, “target-oriented”, “nuovo modo di lavorare”, “nuova visione”, “maggiore flessibilità e integrazione”, “nuovi quadri di riferimento”, “strumenti e metodi che vadano oltre la semplice valutazione dei costi-benefici”, “coordinamento dei finanziamenti regionali e nazionali”, “piattaforme di cofinanziamento orientato al successo dei progetti”, “sperimentazione dei progetti promossi dal basso”, “non temere il ruolo cognitivo dell’errore”, “promuovere le sinergie”, “evitare doppioni”.
Tuttavia, è proprio questo profluvio di buone intenzioni e di termini banalmente innovativi a far sorgere i più atroci e dolorosi sospetti. Sarà davvero in grado Horizon Europe di tradurre in fatti queste belle parole?

Ma altri e più sottili dubbi mi assillano. Le piattaforme di consultazione online sono davvero strumenti in grado di soddisfare le esigenze di un controllo della ricerca esercitato dal basso? Quale genere di “basso” è legittimato ad esercitare il controllo sugli indirizzi di ricerca di rilevanza europea? Il controllo fino ad ora esercitato dalla politica rappresentativa (partiti, parlamenti, associazioni di consumatori, sindacati) ha fallito o è meno affidabile rispetto a quello teoricamente esercitato in maniera diretta da una non meglio chiarita democrazia partecipativa?
Prima di partire lancia in resta con innovazioni basate su tutta una serie di “parole d’ordine” non troppo originali, forse bisognerebbe rispondere a queste ultime questioni.
Ad ogni modo, di fronte alle buone intenzioni dichiarate incrociamo le dita e monitoriamo gli eventi.






[1] Mariana Mazzucato. Governing Missions in the European Union. Commissione Europea, luglio 2019. https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/research_and_innovation/contact/documents/ec_rtd_mazzucato-report-issue2_072019.pdf
[2] Le piattaforme per la consultazione online dei cittadini sono due, già utilizzate in precedenza con scopi simili: VOICES (https://www.ecsite.eu/activities-and-services/projects/voices) e CIMULACT (http://www.cimulact.eu/).
[3] L’intero documento con le 17 raccomandazione è scaricabile dall’URL https://ec.europa.eu/info/publications/governing-missions-governing-missions-european-union_en

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