venerdì 7 settembre 2018

DOMANDE E RISPOSTE SU L'EVOLUZIONE - XIV^ parte

In questa puntata di Domande e Risposte su l’Evoluzione, il professor Rugarli risponde a due provocazioni sull'impossibilità per la specie umana di un'ulteriore evoluzione biologica. La domanda è se l'umanità, in queste condizioni, non sia condannata ad una inevitabile estinzione. Secondo Rugarli l'umanità troverà le risorse necessarie nell'evoluzione culturale affiancata dall'evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale. 

Domande e Risposte
# 22

Ultime tribù non toccate dalla "civiltà" - Amazzonia brasiliana

Domanda 22. Eccezion fatta per alcune tribù aborigene che vivono in luoghi molto isolati delle foreste fluviali, non sembra che sulla terra esistano più condizioni di isolamento tali da favorire la formazione di nuove varietà o specie umane. Non si può escludere che negli ultimi 30-50.000 anni si siano generate varietà che avrebbero avuto la possibilità teorica, in opportune condizioni ambientali, di differenziarsi dando luogo a fenomeni di speciazione. Se questo non è avvenuto si può ritenere che per l’uomo non esistano più le condizioni per un'ulteriore evoluzione. In una terra diventata così piccola e interconnessa e in un ambiente che ha perso molte delle caratteristiche di selettività per i gruppi umani, sembra che si sia perduta ogni possibilità di ulteriore sviluppo biologico della nostra specie. È ragionevole pensare che questa limitazione renda più fragile la specie umana e molto improbabile la sua sopravvivenza nel medio periodo? 

Risposta 22. Sono d’accordo con la premessa, ma non con la domanda. L’ultima varietà di Homo che è coesistita con quella cui apparteniamo (Homo sapiens sapiens) è quella dell’Homo neanderthalensis. Non credo che si possa parlare di specie diverse perché è ormai assodato che siano avvenuti incroci tra sapiens e neandertaliani


Ipotesi di un possibile ibrido neanderthal-sapiens

Se non sono emerse altre varietà, per non dire specie, vuol dire che le segregazioni spaziali che si sono avute dai tempi dell’uomo di Neanderthal non sono state, in relazione alla mobilità degli umani, tanto importanti da permettere qualcosa di più della origine di razze che, come abbiamo visto, sono destinate a sparire. 

Non sono d’accordo con l’idea che questo renda più fragile la specie umana che, al contrario, ha guadagnato un’enorme potenza con l’evoluzione culturale.



Domande e Risposte
# 23

Domanda 23. Il 1° ottobre 2009 la zolla indoaustraliana è scivolata un poco sotto la zolla adiacente, quella del Pacifico. Attraverso il sistema di faglie che va da Java a Tonga e Samoa passando per la Nuova Guinea, un terremoto e un devastante maremoto hanno colpito Sumatra, la Nuova Guinea e Tonga .

Dopo immani catastrofi naturali che distruggono una gran parte delle specie è verosimile che sorgano altre specie ad occupare nicchie (vecchie e nuove) rimaste libere da occupanti. Paradigmatica la scomparsa dei dinosauri avvenuta circa sessantacinque milioni di anni fa, insieme alla scomparsa del 70% delle specie che in quel momento occupavano la biosfera. 
C’è chi afferma che l’uomo non può più evolvere perché ha raggiunto un livello difficilmente superabile (il che vorrebbe dire che l’uomo è quasi perfetto) o perché non ci sono più i presupposti e le condizioni di variabilità e isolamento che consentirebbero l’eventuale emersione di nuove varietà autonome. Si deve quindi ritenere che l’uomo sia diventato un ramo secco dell’evoluzione dei primati? Si deve considerare che un'ulteriore evoluzione sia da considerarsi possibile solo in seguito ad una catastrofe di dimensioni planetarie? 



Risposta 23. Una catastrofe naturale che distruggesse gran parte della umanità potrebbe dare origine a una nuova evoluzione della nostra specie. Su questo sono d’accordo. Per la verità il momento in cui si è stati più vicini a un evento di questo genere è stato il periodo della guerra fredda e in quel caso la catastrofe non sarebbe stata naturale ma culturale. Oggi il pericolo dello scontro tra superpotenze sembra scongiurato, ma sono molti gli stati minori dotati di armi atomiche per considerare impossibile l’olocausto nucleare. 
Un’altra possibilità sono le malattie, ma su questo punto forse l’umanità è fin troppo attrezzata, come si è visto in occasione della sovravalutazione del pericolo dell’influenza da virus H1N1.
Personalmente l’umanità mi va bene così com’è e non vedo l’utilità di una ulteriore evoluzione biologica. Una guerra mondiale nucleare potrebbe portare alla selezione di umani più resistenti alle radiazioni, ma non si vede quale sarebbe il vantaggio che ne deriverebbe, se non di poter sopravvivere in un mondo contaminato. I veri vantaggi deriverebbero da un potenziamento dell’intelligenza, ma per questo gli umani si sono già dotati di potenti protesi che sono i moderni computer, questi sì in continua evoluzione.


Odissea 2001 - Dave e e il supercomputer HAL 9000





Nessun commento:

Posta un commento