domenica 27 dicembre 2015

WILLIAM BATESON E LA GENETICA

Biblion Edizioni ha pubblicato il mio saggio intitolato William Bateson, l'uomo che inventò la genetica. Quello che segue è un breve riassunto che vuole illustrare di chi e di che cosa si parla in questo libro di facile lettura.

La grande ambizione di William Bateson (1861-1926) era completare la parte mancante della teoria di Darwin: scoprire i meccanismi attraverso cui si generano e si trasmettono le variazioni su cui interviene successivamente la Selezione Naturale. Di Darwin, Bateson ammirava il metodo e invidiava i risultati. Egli spese molte energie nel tentativo d’essergli pari. L’origine della Variazione rimase tuttavia elusiva, ma quando Bateson lesse i risultati ottenuti da Mendel capì che quella era la svolta per comprendere l’evoluzione e profuse tutte le sue energie per diffondere la nuova scienza. Coniò la parola “genetica” e fondò a Cambridge (Inghilterra) la prima scuola per indagarne i segreti e per comprenderne i meccanismi.

William Bateson, l'uomo che inventò la genetica è la biografia di un naturalista inglese, oggi sconosciuto ai più, considerato invece – nel primo Novecento – uno dei più illustri rappresentanti della nuova disciplina, la Genetica, che aveva rivoluzionato il modo di guardare alla natura. 
Nel libro si narra di chi fu William Bateson, nell’ambito pubblico della comunità scientifica come in quello privato della famiglia, degli amici, dei collaboratori.
Si narra di un giovane William schiacciato dal peso di una figura paterna troppo ingombrante, e di come avverrà che egli stesso – una volta padre – non sarà meno ingombrante per i propri figli.
Si narra di un carattere chiuso e spigoloso e di una fraterna amicizia, quella con Raphael Weldon, che volge col tempo in dura e reciproca ostilità. Si narra dell’ansia di uguagliare Darwin in fama e, magari, di superarlo e carpire i segreti intimi dell’evoluzione: di come la variazione si genera e di come si trasmette.
Si narra della rivelazione delle leggi della genetica, dei risultati ottenuti da un monaco di nome Mendel e dei complicati rapporti tra accademici, rapporti che – quanto la sete di sapere – muovono la Scienza su sentieri più contorti di quanto sembri.
Si narra di un Bateson in prima fila per promuovere i diritti della donna al voto, allo studio, alla carriera accademica.
Si narra di grandi studiosi che appaiono piccoli sotto la lente d’ingrandimento della storia e di altri che né la storia né la politica sono riuscite a rimpicciolire: tra questi, l’agronomo russo Vavilov – grande amico di Bateson – che ebbe il difetto di voler competere con un pupillo di Stalin, Trofim Lysenko.
Si narra del conflitto mondiale, dei lutti, e dello sciovinismo scientifico che ne seguì. E ancora: di rospi ostetrici, di musicisti e di suicidi. 
Si narra della scienza come un percorso costellato di falsi diamanti e illusioni, dove i progressi autentici sono molto, ma molto più rari dei sogni e delle chimere.
È questo un libro che – oltre alla storia, alle storie e ai successi – svela zone più oscure e private della comune fatica di vivere, cui sono costretti anche gli uomini – e le donne – che fanno della scienza lo scopo principale della vita.


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