mercoledì 13 gennaio 2021

DONNE SULL'ORLO DELL'OBLIO - L'ESERCITO INVISIBILE DELLA NASA

La storia di Kataleen Land e di tante altre come lei è quella di una goccia nel mare che rischia di essere risucchiata nell’oblio. La scienza non è fatta solo di giganti, soprattutto di giganti maschi. A sostenerla c’è tutta un’impalcatura di lavoro, dedizione, e sapienza spesso invisibile. Molte donne appartengono a questa impalcatura. Qui se ne ricordano due, con tutta la loro invisibile squadra.

Donne sull'orlo dell'oblio

Mrs. Land faceva la calcolatrice al Langley”,[1] buttò lì mio padre svoltando a destra all’uscita dal posteggio della nostra chiesa, la First Baptist Church di Hampton, Virginia …  Trascorremmo parecchie ore in compagnia della formidabile Mrs. Land, che a catechismo era sempre stata una delle mie insegnanti preferite. Kataleen Land, matematica della NASA in pensione, viveva ancora da sola a novant’anni suonati, e non si perdeva mai una funzione domenicale.

Questa citazione è tratta da un saggio di Margot Lee Shetterly: Il diritto di contare (HarperCollins editore), opera da cui è stata anche tratta una pellicola di successo.  

Un gruppo di “calcolatrici” della NASA impiegate al Langley Center (1953)

A che cosa si deve tanto interesse per questa pressoché sconosciuta Mrs. Land (e per le sue colleghe "calcolatrici"), tanto da dedicare loro una accorata biografia? Semplice! Pur essendo un'esperta in matematica e fisica in forza alla NASA, Kataleen Land aveva due grossi e fin troppo evidenti difetti: era donna ed era  nera. A causa di questi "difetti di fabbricazione" fu costretta ad essere anche una combattente. Dovette sfidare il razzismo, il sessismo e il segregazionismo che in quegli anni impediva ai neri di frequentare le stesse scuole, le stesse biblioteche, gli stessi bagni e gli stessi ambienti di lavoro frequentati dai bianchi. Non ostante ciò, alla fine furono costretti a sopportare la sua presenza nelle stanze dei bottoni della NASA e il suo contributo risultò determinante per il buon esito del Programma Mercury e delle missioni Apollo 11 e Apollo 13. [2] Fu lei infatti a realizzare le formule che gestirono le orbite e le finestre di lancio e di rientro delle navicelle spaziali di tali missioni. Fu lei che, nell’emergenza provocata da un difetto dello scudo termico, riuscì a rielaborare in tempo utile l’orbita di discesa della missione Mercury, riportando a casa sano e salvo John Glenn, il primo astronauta americano ad orbitare attorno alla terra.

Glenn rientra sano e salvo dopo tre orbite (20 febbraio 1962)

Per quanto riguarda il colore della pelle - fatta eccezione per il personale addetto alle pulizie (quasi esclusivamente nero) - in quegli anni il 98% del personale di livello superiore (tecnici, ingegneri e analisti come Kateleen Land) era costituito da bianchi. Quanto alla questione di genere, quelli erano anni in cui nemmeno le analiste bianche godevano del pubblico riconoscimento per il loro lavoro: venivano pagate meno degli uomini e non venivano mai menzionate negli atti ufficiali. Quando c’era da assegnare qualche riconoscimento o un avanzamento di carriera, a beneficiarne erano soprattutto gli uomini, quasi mai le donne. Quand’anche eccellente, il loro contributo intellettuale rimaneva misconosciuto a livello ufficiale, nascosto tra le pieghe delle mansioni di supporto. Questa era una regola non scritta ma applicata con regolarità certosina ("ecco perché allora l’America era grande", penserà qualche nostalgico). A questo proposito, Virgina Biggins, giornalista del Daily Press, visitando in quegli anni il Centro Ricerche della NASA, ricorda: «Mi dicevano “ecco qui uno scienziato, ecco qui un ingegnere!”, e si trattava sempre di uomini. Non mi fecero incontrare neppure una donna. Conclusi che, lì, alle donne era riservato solo il ruolo della segretaria». In realtà, dietro al nugolo di ricercatori maschi vi era un piccolo e ben attrezzato manipolo di donne - Dorothy Hoover, Dorothy Vaughan, Katherine Johnson, Mary Jackson, Katherine Coleman, Marge Hanna, Doris Cohen, Christine Darden - ma la Direzione si guardava bene dal metterne in risalto il contributo, quasi fosse una vergognosa necessità di cui non andare troppo fieri. Solo in tempi recentissimi la NASA si è sentita in dovere di tributare i massimi onori a una di loro, Katherine Johnson, intitolandole un nuovo centro di ricerca in virtù delle orbite  dell’Apollo 11 da lei calcolate e che consentirono alla missione di raggiungere la Luna. .

Katherine Johnson, il cui contributo fu essenziale per raggiungere la Luna (e per tornare)

Tra il 1935 e la metà degli anni Settanta, furono 137 le donne impiegate con mansioni scientifiche presso il Centro di Ricerca della NASA. Da loro dipesero molti dei successi aereospaziali americani. Di loro, negli archivi della Nasa si conserva solo il nome e, per alcune di loro, una foto o un breve cenno biografico. Di Kataleen Land si conserva solo il nome. Qui di seguito, in segno di risarcimento, l’elenco ufficiale completo. Come si può notare, l'elenco riporta in rigoroso ordine alfabetico il nome proprio delle 137 donne perché, si sa, sul luogo di lavoro le donne si chiamano col nome proprio, o col nomignolo: il cognome e il titolo di merito è riservato ai colleghi maschi [LINK].   

Agnes Harris Tilghman; Alberta Marie (Menzies) Smith; Amy Ruhlin; Amy Sabol; Ann (Merfeld) Mattson; Ann Bell; Ann Mennell; Aurelia Boaz; Barbara Durling; Barbara Holley; Barbara Weigel; Barton Bruce; Betty Farmer; Betty Millard; Betty Poe Tillery; Betty Stafford Malone; Betty Toll; Billie J. Neil; Carole L. Lynch; Catherine Turner; Charlotte Craidon; Christine Darden; Connie Pegues; Cot Phillips; Dare Blalock Andrews; Doris Barron; Doris Crumpler; Doris Porter Baron; Dorothy Garmon; Dorothy Vaughan; Dot Mills; Edna Goodall; Elizabeth Kitrell Taylor; Elva May Nixon Boyle; Emma Jean Landrum; Ernestine Creech Hacskaylo; Eunice Gray Smith; Ferne Driver; Freida Block; Gay Gilbert; Georgia Dees; Gertrude C. Westrick; Gladys Martz; Gloria Champine; Helen H. Willey; Helen Johnson; Irene Young; Isabelle Mann; Jackie Miller; Janey Burris; Jean Ruddle Migneault; Jean Scott; Jeanette Cooper; Jeanne Smith; Jena Tucker; Juanita Parker; Julia Lancaster; Katharine H. Armistead; Katherine G. Johnson; Kathleen Land; Kathleen Wicker; Kathryn Peddrew; Kathy Young; Kitty Jarrett Haigler; Kitty Weston; Laura Bateman; Laura Jackson; Leslie Hunter; Lillian Boney; Lillian Hanna Daley; Linell C. (Nell) Quinn; Lois Evans; Lorena Archer; Louise Crane; Louise Fitzgerald Wombolt; Lucille C. Coltraine; Lucy White; Lynn Fleming; Mabel Crouse Jones; Mae Hoffman; Margaret Block; Margaret L. Hurt; Margaret Ridenhour; Margery Hannah; Marie Burcher; Marie Eichmeier; Marilyn Heyson; Marjorie Blum Gentry; Mary Alice Eastwood Woerner; Mary Comstock Hastings; Mary Florence Miller Wilson; Mary Frances (Quesenberry) Kell; Mary Kellert; Mary Manson Ingram; Mary Jackson; Mary Kaylor; Mary Wendtland; Mary Whisnant Hedgepeth; Maryann Johnson; Maxine Justice; Merle Shelton; Millie Woodling; Miriam D. Mann; Nan Jones; Nancy Coulter; Nancy Maddox; Pat West; Pat Boyd; Patsy Coe; Peg Clelland; Penny Malone Samples; Penny Stokes; Phyllis Hieser; Rosyln Cordwell; Rowena (Daniel) Becker; Rowena Nau; Ruby Davis; Sarah Bullock; Sarah Huckster; Shirley Shelton; Sue (Richardson) Orr; Sue Waters Bostic; Sue Edmonson Wilder; Thelma Bunting; Vera Huckel; Viola Phillips; Virginia Taylor; Virginia Tucker; Vivian Adair; Willianna W. Smith; Willie Ruffin.

Grazie all’eco successiva all’uscita del film Hidding figures (Il diritto di contare), la NASA ha tardivamente ricordato le sue donne sull’orlo dell’oblio in una recente conferenza (NASA Langley Film #6757) [LINK disponibile solo in lingua originale].

 

 



[1] Il Langley Center è il centro di ricerca aereospaziale della NASA.

[2] Per maggiori dettagli sui citati programmi della NASA si rimanda alle rispettive voci di Wikipedia: Programma Mercury [LINK]; Apollo 11 [LINK]; Apollo 13 [LINK]

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