domenica 2 luglio 2017

L'INFORMATICA, I NEURONI, E IL PARADOSSO DELLA POESIA

Vi sono macchine, o meglio software, che fungono da interfaccia tra umani e la rete. 


Gli umani (non molti ancora) si servono di questi software per ricevere in tempo reale informazioni che la macchina attinge dal web ed elabora in base ad algoritmi e alla rete neurale "intelligente" di cui è dotata. Quando l'umano riceve una risposta, restituisce alla macchina una valutazione di gradimento sulla qualità della risposta ricevuta. A poco a poco, grazie alla rete neurale la macchina "impara" a selezionare le informazioni e a confezionare meglio le risposte. I ricercatori di Microsoft, azienda che progetta e sviluppa software di questo genere, hanno voluto fare un esperimento alquanto ardito. Si sono chiesti: se si forniscono al software informazioni adeguate per quantità e per tipo, esso sarà in grado di produrre qualcosa di "creativo"? Nello specifico, inserendo nella memoria della macchina un gran numero di poesie, questa, tenendo conto delle informazioni contenute in milioni di "conversazioni" tenute tra macchina e interlocutori umani,  sarà capace di creare poesie? Il primo esperimento è stato fatto in Cina. Come ci informa Sergio Basso su La Lettura (n° 292 del 2 luglio, pag. 23), al software Xiaoice sono state date da "leggere" tutte le poesie di 519 autori cinesi dal 1920 ad oggi (un secolo). Nella memoria di Xiaoice c'erano inoltre ordinatamente stoccate milioni e milioni di "conversazioni" tra la macchina e utenti cinesi. Da queste conversazioni la macchina avrebbe potuto estrapolare componenti riguardanti i comportamenti, i desideri, le ansie, le associazioni mentali degli umani. Dalle poesie dei 519 poeti, la macchina avrebbe potuto estrapolare i modi, i ritmi, la struttura, e la forma con cui questi 519 umani speciali (i poeti) hanno saputo esprimere in modo gradito agli altri milioni di umani (i fruitori), speciali concetti e metafore (le poesie). Una volta fornite le informazioni, la macchina ha elaborato migliaia di "composizioni". La macchina, per il momento non ancora dotata di un cuore caldo e pulsante, ha inanellatto lemmi e sintagmi associandoli tra loro sulla base delle regole, degli algoritmi e delle associazioni che ha potuto estrarre da tutte le informazioni stoccate in memoria. Si, va bene, però ... la macchina ha prodotto o no "poesie"? Gli autori dell'esperimento hanno selezionato 139 di queste composizioni e ne hanno fatto un libro di "poesie", regolarmente pubblicate da un editore di Pechino. Forse si tratta del primo libro di poesie "pensate" e scritte da una macchina. 
A questo punto, i lettori arrivati fin qui saranno curiosi di sapere se le liriche sono poetiche o no. Qui di seguito le due liriche di Xiaoice riportate da La lettura.        


Lirica 1 - Tra gli uomini, lei ha sposato molti colori

Il blu di alcuni giorni, quelli in cui quel nugolo di stelle balùgina,
Il giorno rosso di quando hai il cuore colmo.
Guarda quanti angeli, per migliaia di chilometri, costellano il mondo.
Io sembro un sogno.

Guarda quelle stelle, quelle poche stelle che stanno baluginando.
Il sole che svetta da dietro il monte a occidente.
Le rane che sono nell'acqua poco profonda, là, distante.
Tra gli uomini, lei ha sposato molti colori.

Lirica 2 - I protagonisti della tragedia del mondo

Ho portato il fardello di amare le mie creature,
eppure ho ripassato i tuoi occhi.
Ho dato vita al cuore dell'epoca:
darò voce alle mie lacrime.

Le creature, tutte quante, senza limiti,
non hanno mai nemmeno contemplato il riprendersi della Terra.
Protagonisti della tragedia del mondo,
gli uomini di quel momento.

La foto è di Sebastião Salgado

Non ho la presunzione di dire se queste composizioni possano essere definite poesie. Posso dire, però, che esse mi emozionano come se lo fossero. Esse evocano sensazioni forti. Vedo metafore; ascolto echi e ritmi. Interpreto queste sequenze di lemmi come poesia.

Che cosa coglie la macchina della poesia? Probabilmente nulla, se non algoritmi (ma anche i poeti probabilmente lo fanno).
Se la macchina, come sono ben convinto, non crea poesia, allora sono io che, leggendo, la creo. I miei neuroni, la mia memoria, le mie associazioni mentali, le mie metafore: cose annidate nel mio profondo si aggrappano a quelle parole frutto di algoritmi e io ne estraggo emozioni.

Bene. Già prima di questo non avrei saputo definire che cos'è la poesia. Ora, lo so molto meno.


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