venerdì 15 febbraio 2019

DOMANDE E RISPOSTE SU L'EVOLUZIONE - XX^ parte

In questa puntata il professor Rugarli risponde a una domanda sul tema del "bello" e sul suo ruolo nell'evoluzione.

I canoni estetici più astratti - come il godimento per certe opere d'arte concettuale o per la bellezza di una formula matematica (vedi per esempio Paul Dirac: La bellezza come metodo) - hanno qualcosa a che fare coi canoni estetici correlati alla scelta del partner e alla selezione sessuale?


La Primavera (Sandro Botticelli)
Domande e Risposte
# 29

Domanda 29. In una domanda precedente s’era fatto riferimento all’etica dove i concetti di utile, giusto e bene sono correlati ad un processo evolutivo dell’uomo in quanto animale sociale. Qui vorrei ragionare sul tema del bello”.

A partire dagli ornamenti personali fino al godimento della vista di un cielo stellato, di un tramonto, di un’opera d’arte o al piacere che si può provare ascoltando una cantata di Bach, il bello ha attratto i singoli individui del genere umano. L’attrazione per il bello è una cosa naturale e stupisce che solo con Alexander Baumgarten, a metà del XVIII secolo, l’estetica sia diventata un argomento filosofico. Non c’è ombra di dubbio che una certa accezione del “bello”, quella strettamente collegata alla riproduzione sessuale e alla selezione del partner, abbia valenza selettiva: bello non è solamente il partner sessuale che ricerchiamo, ma ci appaiono belli anche i cuccioli di mammiferi. Questo senso del bello ha certamente una valenza evolutiva. Ma vi sono altre accezioni del bello: più astratte, più mentali e concettuali. Anche queste accezioni hanno a che vedere con la selezione e con l’evoluzione?

Bello e perfezione sono concetti tra loro strettamente imparentati come se ci fosse (o si ritenesse debba esserci) una corrispondenza diretta tra armonia di forme, strutture, colori, funzioni e valore estetico. Ciò che è perfetto (un cerchio, un fiore, il perenne sorgere e tramontare del sole, l’armonia delle sfere) è anche intrinsecamente bello. In un animale sociale e culturale come l’uomo, condividere alcuni aspetti nella sfera del “bello” (una bella poesia, un bel quadro, una bella musica, un bel paesaggio) è un plus nella selezione del partner sessuale o un vantaggio selettivo per la prole? La facoltà di categorizzare il bello può essere interpretata come un meccanismo che si è sviluppato per produrre, selezionare e mantenere gruppi omogenei di individui all'interno dei quali la condivisione estetica possa giocare un ruolo attivo nei processi evolutivi?       

Marie Therese Walter con ghirlanda (Pablo Picasso)

Risposta 29.  Questa è una bella domanda che suggerisce interessanti riflessioni. Per cominciare, il bello come fattore di attrazione sessuale ha certamente importanza per l’evoluzione biologica, considerando belle quelle caratteristiche somatiche che attirano il sesso opposto. Ma perché lo attirano? È facile constatare che in questo senso il bello, ai fini dell’accoppiamento, è diverso tra le varie specie viventi. Si devono perciò, sia pure con cautela, ammettere due cose: la prima è che la riproduzione sessuata si è accompagnata alla selezione di geni che consentono di essere attratti da forme diverse dalle proprie; la seconda è che la corrispondenza tra condizionamento genetico e forme è avvenuta per caso. Mi spiego meglio: supponiamo che nei precursori di una specie vivente siano emersi per caso in diversi individui più assetti genetici che facessero apprezzare ai fini riproduttivi certe particolari forme somatiche diverse dalle proprie (e perciò più facili a trovarsi nel sesso opposto). Gli individui con la tendenza più forte a questo apprezzamento estetico avrebbero avuto maggiore discendenza e perciò il carattere corrispondente ai loro geni si sarebbe fissato poi nella specie. È anche comprensibile che sarebbero più facilmente selezionate le attrazioni più favorevoli alla riproduzione della specie, come l’aspetto della forza nel maschio e della fertilità nella femmina. Per gli umani, poi, questa evoluzione sarebbe passata a livello culturale, e questo spiega le differenze tra le veneri delle sculture primitive e quelle della scultura classica e della pittura rinascimentale o l’aspetto di molte dive cinematografiche moderne (ma di questo ho già parlato).

Ma mi spingerò più oltre. Si può supporre che per gli umani anche il bello che prescinde dalla attrazione sessuale è derivato da questo. Infatti, è proprio degli umani lo sviluppo di una dimensione sentimentale nelle relazioni intersessuali e da ciò sarebbe nata l’esigenza di comunicarla, rappresentandola, il che potrebbe spiegare l’origine dell’arte. E l’arte, come un bel paesaggio, sarebbe apprezzata perché comunica sentimenti che vanno al di là di quelli amorosi. In conclusione, sto supponendo che tutta l’estetica non sia altro che una derivazione lontana dell’attrazione sessuale.

Monna Lisa (Fernando Botero)

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