martedì 9 maggio 2017

NEUROTECH E I DIRITTI SULLA MENTE

Intervistato da The Guardian, Marcello Ienca - ricercatore italiano trasferitosi stabilmente all'estero e ora in forza all'Istituto di Bioetica Medica dell'Università di Basilea - afferma: "E' sempre troppo presto per valutare l'impatto di una nuova tecnologia fino a quando, improvvisamente, ci si accorge che è troppo tardi". In altre parole, meglio prevenire che combattere. 

Ma, a quale proposito Marcello Ienca ha dichiarato ciò? La faccenda nasce dal fatto che la tecnologia dell'interfaccia macchina-cervello consente applicazioni tali per cui, per esempio, si può giocare ad alcuni videogiochi usando il pensiero in luogo del MouseStick. Ma non si tratta solo di videogame: pare sia stato messo in commercio negli Stati Uniti un cosiddetto stimolatore transcranico idoneo a potenziare, mediante la tecnologia della realtà aumentata, specifiche abilità esecutive o cognitive  (Vedi al link). La ricerca sui dispositivi non invasivi di interfaccia tra cervello umano e intelligenza artificiale viene svolta dai grandi provider di informatica, da agenzie militari, da persone interessate alle applicazioni di mercato di tali tecnologie. 

da: http://www.blush.me/unwind/everything-know-elon-musks-neuralink-far/

Elon Musk, per esempio, non è un imprenditore qualunque. Ha fondato Tesla Motors; è stato cofondatore di PayPal; è presidente di SolarCity, fornitore di energia solare negli Stati Uniti. La rivista americana Forbes lo colloca al ventunesimo posto nella classifica degli umani più influenti almondo. Ebbene, Elon Musk ha lanciato una nuova compagnia chiamata Neuralink  che ha esattamente lo scopo di costruire dispositivi per l'interfaccia cervello-computer in modo che gli umani possano comunicare con le macchine attraverso il pensiero (cosa che consentirebbe anche, temo, alle macchine di impartire ordini telepatici al cervello umano). In questo preciso momento, Neuralink sta assumento molti ricercatori da dedicare al''impresa (Vedi al Link). Se è così (e certamente lo è) c'è da essere alquanto allarmati. Meglio prevenire, afferma Marcello Ienca. Come non essere d'accordo? Che fare, quindi, per non venire colti di sorpresa? "Una cosa che si può fare" afferma Ienca, "è chiedersi se l'attuale quadro delle norme che regolano i diritti umani sia equipaggiato per confrontarsi con le nascenti possibilità delle neurotecnologie o se dobbiamo mettere a punto nuovi strumenti per proteggere i nostri pensieri e le informazioni presenti nel nostro cervello". Attenzione, qui non si tratta solo di difendere la proprietà intellettuale o la privacy dei nostri pensieri ma anche di proteggerci dal fatto che pensieri o comandi provenienti da una macchina vengano mandati nel nostro cervello e ci rimangano come se fossero pensieri nostri. Già oggi i nostri cervelli sono piuttosto permeabili a intrusioni e manipolazioni di vario tipo, ma ciò che ci si prospetta grazie ai progressi neurotecnologici (oggi in teoria, domani in pratica) è piuttosto inquietante. E' per questo motivo che Ienca e Roberto Andorno, docente di giurisprudenza all'Università di Zurigo, hanno pensato se non fosse il caso di normare nuovi "diritti" a difesa dei pensieri e dei cervelli di ciascuno.
Si tratterebbe di quattro nuovi diritti (Vedi al link).


1. Diritto alla Libertà Cognitiva
Questo sancirebbe il diritto all'utilizzo dei dispositivi neurotecnologici allo scopo di modificare (in senso migliorativo, si suppone) le proprie capacità mentali, ma verrebbe sancito anche il diritto al rifiuto di modificare le proprie performance o le proprie capacità mentali qualora questo fosse richiesto o imposto da terzi (per esempio, datori di lavoro).

2. Diritto alla Privacy Mentale
Questo dovrebbe proteggere l'individuo che usa dispositivi neurotecnologici dall'accesso da parte di terzi ai dati residenti nella propria mente o frutto della propria attività mentale. La natura di questi dati è difficile da definire. Altrettanto difficile da definire è se possa essere lecito o meno avere un accesso a idee o piani criminali/terroristici, senza il consenso individuale (questa possibilità sembra essere recisamente esclusa nello stato di diritto occidentale ed è stata bene esplorata nella letteratura fantastica, per esempio nel film Minority Report in cui è all'opera un sistema di prevenzione chiamato Precrime).

3. Diritto alla Integrità (o Inviolabilità) Mentale
Questo diritto intende difendere l'integrità della mente da interferenze esterne (manipolazione dei pensieri, aggiunta o sottrazione di ricordi) attraverso l'uso di dispositivi neurotecnologici (anche a questo proposito il cinema è maestro: vedi, per esempio, la costituzione della memoria e delle esperienze individuali descritte in Blade Runner).

4. Diritto alla Continuità Psicologica
Simile al precedente, questo diritto dovrebbe difendere l'individuo da modificazioni della psicologia, dei comportamenti, dell'identità, indotte dall'esterno e senza il consenso.

Da una parte, tutto ciò appare fantasioso e fantascientifico. Per alcuni aspetti, invece, sembra di parlare di cose molto antiche: basti pensare alle innumerevoli tecniche di manipolazione, propaganda e persuasione più o meno occulta cui tutti noi siamo assoggettati in maniera variamente consapevole o inconsapevole. Le nuove neurotecnologie non sono altro che l'edizione aggiornata di vecchi umani desideri. Se è così, allora, non c'è bisogno di nuovi diritti neurotech-oriented. Sono gli stessi proponenti, Ienca e Andorno, a frenare pragmaticamente sulla loro stessa proposta chiamandola "ipotesi di lavoro" o "provocazione". L'inflazione di "diritti" non avvantaggia necessariamente la società e nemmeno il fatto di far diventare un "diritto fondamentale dell'umanità" ogni aspetto moralmente desiderabile. Resta comunque il monito a non sottovalutare i rischi di una tecnologia in rapida evoluzione e a essere pronti ad aggiustare le norme esistenti adattandole, se e quando è il caso, a rischiose novità emergenti.


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