Pochi giorni fa si è aperta ufficialmente una nuova era nelle imprese spaziali: quella della coabitazione fisica tra esseri umani e robonauti. Il 27 agosto, alla 1.08 ora italiana, ha infatti messo piede nella stazione orbitante internazionale il primo robonauta umanoide: il suo nome FEDOR.
Solo
pochi giorni fa si è spenta l’eco della celebrazione di un altro inizio d’epoca,
il cinquantenario dello sbarco sulla luna di un uomo (anzi due) in carne e
ossa. A cinquant’anni di distanza da quel momento epocale, ne viviamo un altro di non minore importanza, cui la stampa, però, distratta da disastri naturali e da crisi morali e politiche un po' ovunque, dà poca enfasi.
Il robonauta FEDOR (con un fratellino sullo sfondo) |
Tanto
per cominciare, in russo FEDOR è un nome maschile e questo, a voler
leggere tra le righe, potrebbe voler dire qualcosa. A scusante del signor Dmitry
Rogozin, l’uomo politico a capo dell’Agenzia Spaziale Russa che ha scelto
il nome, va detto che FEDOR è l’acronimo di "final experimental
demonstration object research", che potrebbe essere tradotto come “dimostrazione
sperimentale finale sulla ricerca dei manufatti”. Questa dicitura è
talmente assurda (alle mie orecchie suona come “guardate di che cosa siamo
capaci noi Russi”) da far ritenere che il nome FEDOR sia stato dato
per primo e che poi, in un secondo tempo, si sia cercato di costruirgli sopra
una dicitura che paresse avere un qualche senso. Va rimarcato, tra l’altro, che
il termine “final” (finale) non ha cittadinanza nel vocabolario
scientifico, mentre ha invece una forte (e angosciosa) connotazione politica.
Tralasciamo però le piccolezze semantiche della natura umana e veniamo alla
questione epocale.
La
gara spaziale e tecnologica fra le grandi potenze ha sempre avuto come meta quella
di mandare un uomo da qualche parte. Il vero successo, per la Russia, non era
stata la cagnetta Laika, ma il cosmonauta Jurij Gagarin (a volere dirla
tutta un grande successo politico fu per la Russia mandare in orbita –
facendola tornare – la prima cosmonauta femmina, Valentina Tereškova). E
il grande successo degli americani furono i primi passi sulla luna di Neil
Armstrong e Buzz Aldrin. Poi si cominciò a parlare di mandare i
primi uomini su Marte. Tuttavia, ora che i cinesi hanno inviato una sonda a
lavorare per proprio conto sulla faccia nascosta della luna e che anche gli
indiani hanno inviato la loro macchinetta a scavare buche sulla luna, è diventato
molto più interessante dare dimostrazione di potere tecnologico inviando robot:
e qui la Russia ha fatto il primo punto nella nuova partita.
È
pur vero che FEDOR non è granché autonomo in quanto si limita quasi
esclusivamente a replicare in remoto i movimenti di un operatore umano
terrestre, ma bisogna considerare che questo è soltanto il primo passo, poiché FEDOR
è il primo esemplare prodotto da una piattaforma che dovrà mettere in opera
robot sempre più autosufficienti e in grado di operare scelte. Nell'immagine di apertura si vede sullo sfondo che FEDOR ha già dei fratellini.
La
questione epocale si gioca sulla robotica, sull’intelligenza artificiale e su
tutti i vantaggi che i robot hanno sull'uomo: lavorano H24, non si stancano,
consumano relativamente poca energia, non respirano, non inquinano e non emettono
escrementi, ecc, ecc.
Mi
metto nei panni degli astronauti Luca Parmitano, Andrew Morgan e Alexander
Skvortsov che hanno accolto FEDOR nella stazione orbitale. Si
saranno sentiti come le cassiere dei supermercati (specie in via d’estinzione)
quando hanno visto comparire nel loro supermercato la prima cassa automatica?
Casse automatiche in un supermercato |
O
come un operaio dell’Alfa (specie praticamente estinta) quando i primi
robot sono comparsi sulle linee di montaggio? Mi aspetterei che una qualche
sensazione del genere sia fugacemente passata nella loro mente.
Robot su una linea di montaggio auto |
Prima
o poi, gli astronauti umani dovranno essere dotati di un supporto psicologico a
distanza. Come si fa a lavorare, a fare esperimenti, a far di conto quando
vicino a te c’è un umanoide che non dorme, non mangia, fa la passeggiata nello
spazio senza tuta e respiratore e ti surclassa in ogni cosa tu faccia? Nello
spazio, il lavoro umano è a una svolta.
C’è
una speranza, però, in questa svolta epocale. Quando FEDOR e i suoi
fratelli dotati di acutissimi occhi elettronici e di intelligenza artificiale volgeranno lo sguardo al pianeta
Terra, rendendosi conto dello scempio che avviene là sotto, potranno dire
agli umani: «Vediamo ridursi le calotte polari. Vediamo le foreste bruciare.
Vediamo scomparire gli atolli. Il pianeta va di male in peggio. Se non vi decidete subito a fare qualcosa, dovremmo occuparcene NOI, e non è detto che questa per voi sia una gran buona notizia».
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